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Multipolarità, bipolarismo, unipolarità. 2. L'Europa e l'Italia
di Piero Fortini---29-03-2025 | |
La situazione è sotto gli occhi di tutti. L'aggressione all'Ucraina da tre anni ha impresso una svolta drammatica e cruenta che coinvolge l'intero mondo libero. Quattro mesi fa una nuova svolta, non direttamente cruenta, ma politicamente altrettanto drammatica, non solo ha privato il mondo libero di una leadership autorevole, ma vede proprio il Paese prima leader sconnettere le alleanze multidecennali e minare esso stesso le democrazie. Se cambia il corso della storia devono conseguentemente cambiare analisi e comportamenti. A tempi nuovi devono corrispondere pensieri e approcci concreti nuovi. L'Ue ci sta provando, con una più diretta assunzione di responsabilità e corrispondenti misure da parte della Commissione. E da parte del Consiglio europeo con un approccio più tempestivo e operativo rispetto al passato. Ma scontando ancora farraginosità, diversità di posizioni su obiettivi e modi di procedere, su misure e strumenti attuativi. La cosiddetta coalizione dei volenterosi, in forme del tutto inedite, sta cercando di superare i limiti di azione istituzionale dell'Ue con una propria iniziativa autonoma e con obiettivi più coraggiosi e incisivi, coinvolgendo anche Paesi non UE. Insomma l'Europa e il mondo libero, pur con limiti, stanno reagendo in modalità straordinarie ad un tornante storico straordinario. Producendo due novità politiche molto rilevanti, secondo me. Se le nuove discriminanti di fondo sono respingere l'attacco delle autocrazie alle società democratiche e aperte; il sostegno totale all'Ucraina contro i nuovi nazisti fino a una pace giusta; la lotta contro non solo l'appeasement americano, ma la sua volontà di una affaristica spartizione del mondo tra potenze autoritarie, allora l'obiettivo primario è quello di rendere al più presto l'Europa un soggetto politico autonomo incisivo. E incisivo in quanto potenza. E in quanto potenza agire sui rapporti di forza per modificarli. Perché le autocrazie e i Paesi autoritari si affrontano con la forza, l'unica deterrenza in grado di salvare prosperità, pace e libertà. L'Europa nata per salvaguardare la pace senza l'uso della forza, obiettivo conseguito per 80 anni, deve ora difenderlo attrezzandosi ad usare la forza. Nelle varie forme possibili al momento, avviando processi di difesa comune, purtroppo più lunghi rispetto alle urgenze attuali e al contempo procedere a riarmi nazionali soggetti a maggiore coordinamento sovra e inter nazionale. La seconda novità è costituita da un progressivo cambiamento del paradigma degli schieramenti politici. Alla testa della coalizione dei volenterosi ci sono laburisti, conservatori e centristi, che lavorano insieme a difesa del presidio democratico, in quanto è questo l'obiettivo cruciale da conseguire. Se salta tale presidio salta tutto. Saltano crescita, innovazione, giustizia sociale, riforme. Non ci sarà più niente. La democrazia delle società aperte è il bene comune fondativo che oggi va difeso. Su tali nuove coordinate andrebbero riconfigurati anche in Italia equilibri e alleanze politiche: chi è contro Putin (e la Cina e l'Iran) e chi no; chi è per la sconfitta delle politiche di Trump e chi no; chi è per un'Europa potenza gentile e chi per un'Europa gaglioffa. Queste nuove coordinate in Italia sono divisive sia per la destra che, ancor di più, per la sinistra. La discriminante destra-sinistra anche in questo frangente si dimostra un ostacolo anzichè un viatico per giuste soluzioni. Perché quello che si sta facendo in Europa non si può tentare anche in Italia? Siamo così anomali, in nome del bipolarismo destra-sinistra? O non siamo il Paese in cui, in circostanze al tempo stesso diverse e simili, con la Svolta di Salerno, abbiamo accelerato la cacciata dei nazisti dall'Italia? La palla sta ai due maggiori partiti. La Meloni deve compiere una scelta chiara, dimenticando velleitarie intenzioni pontiere con Trump. Verso l'America certamente l'approccio non deve essere il medesimo che con la Russia. Maurizio Molinari ci ha felicemente spiegato che l'America è un Paese più grande del suo Governo e che una dialettica democratica resta, seppur ridotta. Ma le trattative con Trump deve farle l'Europa, non un singolo Paese, nemmeno Gran Bretagna, Francia o Germania, figurarsi l'Italia. Il Pd deve cambiare linea, se con questo o altro gruppo dirigente è problema suo. Ma deve cambiare strategia e proporre a IV,Azione, +Europa, Forza Italia e Fratelli d'Italia una coalizione democratica e repubblicana. Resterebbero fuori 5s e Avs, irredimibili alla causa, e la Lega finché c'e Salvini alla guida. Un programma di azione molto efficace esiste: il Rapporto Draghi ne sarebbe il nucleo costitutivo, supportato coi contenuti dell'intervista al Foglio di Marina Berlusconi. Un programma improntato all'interesse nazionale nel contesto europeo, superando ogni obsoleto spirito di parte. Non sono tempi di grandi o piccoli recinti, quelli che ci troviamo a vivere. Sono tempi, come sempre in emergenze estreme, di pensieri larghi e lunghi, di coraggio e generosità, per lasciarci alle spalle, progressivamente, qualsiasi residuo di italietta. Chissà che da questo cambiamento di paradigma non arrivi nuovo slancio per trovare migliori soluzioni anche ai tanti problemi che da decenni l'Italia si trascina dietro. | |