288. Ventiquattro marzo 1944
di Carlo Corridoni---24-03-2025
Io non amo le commemorazioni di alcun tipo ma mi piace ricordare.
Mi piace ricordare al punto di esercitarmi continuamente nella mnemotecnica; a partire da Pico della Mirandola e da Giordano Bruno.
Sicché esaspero la mia mente, nella quale si vanno ormai stratificando da anni, oltre agli oggetti del ricordo, anche le correlazioni fra essi e con la mia vita medesima.
Il Papà di Sergio Bailetti, per esempio, che ebbe un malore proprio oggi, al ritorno dalla commemorazione alle Fosse Ardeatine, e non gli sopravvisse.
O quando incontrai sorprendentemente, di sera tardi, i miei studenti autonomamente intervenuti alla manifestazione spontanea contro la liberazione di Erik Priebke.
Mi ricordo di un brillante Avvocato, che avevo conosciuto quale studente del Liceo Classico, che fece parte (con successo) di uno dei Collegi di Difesa relativo a fatti relativi all'eccidio delle Fosse Ardeatine.
Mi ricordo un mio Collega di Università, quando abitava a casa di uno Zio, moolto importante, che aveva scolpito il monumento ai Martiri delle Fosse Ardeatine e abitava alle pendici delle alture sopra Villa Borghese.
Racconto queste cose con immodestia solo per dire che, io, non mi devo ricordare delle Fosse Ardeatine in sè:
quel luogo e i disgraziati avvenimenti che lo hanno consacrato sono ormai uno dei crocevia della mia - e della nostra - toponomastica mentale.
Sono, anzi, le Fosse Ardeatine a tenere ben solido il reticolo di ricordi sui quali si fondano parte dei miei ragionamenti e delle emozioni!
Quando penso alle difficoltà storiche (!) e morali che bisogna affrontare per costruire l'Europa, le Fosse Ardeatine stanno già lì: non ho e non abbiamo il bisogno (né la necessità) di evocarLe! Soprattutto non dobbiamo dimenticarLe perché sarebbero divisive!
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