Stefano Polli al Liceo Visconti: 'Il difficile compito di essere giornalisti'
di Giuliana Mori---25-03-2025
Come sta cambiando il giornalismo e come ci si può informare? Questo l’esordio dell’incontro di Stefano Polli, vicedirettore dell’ANSA, presso il liceo Visconti di Roma con gli studenti di una terza classe di indirizzo classico attenti a recepire ogni parola e a chiedergliene conto. Si rivolge a Saverio e gli domanda: “Ma tu come fai per comprare una mela?” oppure a Ludovica: “Se devi prendere un autobus come fai?”, i ragazzi interdetti aspettano in silenzio.
Poi arriva il senso di quello che dice. Ogni cosa ha un costo, perché l’informazione che andiamo cercando sui social non dovrebbe averlo? Non è possibile che l’informazione sia gratuita. E allora come facciamo a scegliere? Nel mondo girano milioni di fake news, è sempre esistito, la differenza è che ora girano con maggiore velocità e raggiungono molte più persone. Quello che ora manca semmai è l’intermediazione dei giornalisti.
Prima il politico, la star facevano la conferenza stampa ed erano presenti i giornalisti, questo ora sta scomparendo, il politico va sui social, manda il suo messaggio e non ha bisogno di altri interlocutori. Secondo il relatore questo può essere anche un bene, perché la Costituzione parla di diritto di parola, il problema semmai è quando viene a mancare il commento di ciò di cui si sta parlando.
Il giornalismo ha le sue regole da rispettare, la chiarezza, la citazione delle fonti, le cinque W, who, what, when, where, why. Chi fa notizia deve verificare che ciò che scrive sia vero, deve incrociare più fonti e citarle. Se più giornalisti scrivono di uno stesso fatto scriveranno cose diverse, imposteranno l’argomento in modo diverso, l’oggettività quindi non esiste, ma anche questo non è un problema, importante è che il giornalista citi le fonti e sia intellettualmente onesto nel riportare la notizia. Sarà il lettore a riconoscere il suo orientamento e a scegliere se leggerlo o no, se verificare quello che scrive.
Cambiano gli strumenti del giornalismo, non le sue regole. Si è passati dalla macchina da scrivere al computer, intorno al 1830-1840 nascono le prime agenzie di stampa, la Reuters britannica, l’Associated Press statunitense, l’Agence France-Presse francese, la Stefani italiana, fondata da Cavour, chiusa durante il regime, e riaperta nel 1945 con il nome di ANSA, come simbolo di informazione libera e attendibile. Solo se l’informazione è libera il giornalismo può essere un pilastro di democrazia.
“Come si tengono a bada le fake news?” chiede Marco, pronta la risposta del relatore, le fake news non si tengono a bada, esiste la libertà di espressione, è il lettore che deve dotarsi di strumenti capaci di decodificare il messaggio e valutare se ciò che ha letto è vero o no. “E con l’intelligenza artificiale?” chiede Chiara. Il quotidiano Il Foglio sta facendo un esperimento mediante il quale tutto il giornale viene prodotto dall’intelligenza artificiale, sono articoli di qualità riferisce il relatore, anche qui visto che l’intelligenza artificiale avrà sempre più forza importante sarà guidarla e controllarla, sempre da persone.