Gli studenti del Liceo Righi incontrano Annalisa Cuzzocrea
di Simonetta Rossi---15-03-2025
Il 13 marzo Annalisa Cuzzocrea, inviata ed editorialista del quotidiano la Repubblica, ha partecipato al terzo incontro con gli studenti del Righi, nell'ambito del progetto We are Europe, affrontando subito il tema del voto del 12 marzo sul riarmo europeo, prevedendo che molti giornalisti, nel raccontare il risultato, si sarebbero probabilmente soffermati soprattutto sulle divisioni interne ai partiti, mentre il tema è molto più complesso. Il ruolo della comunicazione dovrebbe essere raccontare le diverse posizioni, non attraverso un tifo da stadio, ma attraverso interventi in buona fede, spegnendo il rumore di fondo. E' però comprensibile che si sia tutti molto perplessi, anche perché ci eravamo illusi di vivere in un mondo di pace democratico, ma ora non è più così. Alcuni pensano, continua Cuzzocrea, che la democrazia liberale abbia fallito, che perché si è stati eletti dal popolo si possa mettere a rischio, ad esempio, la divisione dei poteri. Già Biden metteva in guardia gli americani, poco tempo fa, sul fatto che un'oligarchia stava prendendo il potere negli USA. Prima delle elezioni Musk prometteva, attraverso una lotteria, un milione di dollari al giorno a chi, vincendola, si fosse iscritto al partito repubblicano; Bezos, proprietario anche di una testata storica come il Washington Post, invitava i suoi giornalisti a scrivere di non votare Harris e soltanto commenti sul libero mercato e poco altro (in seguito a queste imposizioni molti giornalisti del quotidiano si sono dimessi). Contemporaneamente, poiché oggi sono il mezzo di comunicazione privilegiato, sui cellulari dei diversi gruppi etnici, confessionali ecc. arrivavano messaggi che spingevano il voto in una sola direzione. Paradossalmente il conservatorismo di Trump si salda con la cultura dei musulmani, e la paura dell'immigrazione ha convinto molti immigrati ormai integrati a votare per il tycoon. La giornalista ha poi mostrato e commentato alcune foto significative: gli oligarchi che applaudono l'elezione di Trump; Musk con il braccio alzato nel saluto nazista che qualche giorno dopo si collega con l'AFD tedesca e gli promette il suo appoggio, o che compra Twitter per propalare fake news e distruggere i giornali. I quali certamente fanno errori però hanno al loro interno una gerarchia che verifica le notizie, la loro attendibilità. Inoltre, se scrivono cose non vere possono andare a finire in tribunale. Cuzzocrea ha letto poi un brano di Hanna Arendt, in cui la storica afferma che se un popolo non crede più a niente, se non sa distinguere la verità dalla bugia oppure ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, è un popolo con cui si può fare ciò che si vuole: gli studenti vengono quindi invitati a gestire i social con più attenzione, a cercare di capire, di essere consapevoli, di discernere tra ciò che è vero e ciò che è falso. La giornalista li mette in guardia da una possibile incapacità degli oppressi di capire da dove arriva l'oppressione ricordando una delle frasi pronunciate da Vance nell'incontro ormai indimenticabile con Zelenski:il vicepresidente USA rimproverava il presidente dell'Ucraina di non aver ringraziato Trump per gli aiuti ricevuti. Un lampante atteggiamento da sovrano che concede qualcosa ai propri sudditi.
Cuzzocrea invita poi gli studenti al dibattito e numerosi sono i temi trattati: ancora sul riarmo europeo; sulle madri con i figli che crescono con loro chiusi in carcere, e sui suicidi che lì avvengono; ancora su Trump che, lui sì, sta facendo una cancel culture, ad esempio attraverso l'abolizione nei documenti ufficiali di parole quali uguaglianza, donna, cambiamento climatico ecc. Gli studenti le chiedono poi se secondo lei c'è speranza nel futuro. La giornalista li invita a credere che le cose possono essere cambiate attraverso la partecipazione, le manifestazioni, con il difendere la democrazia e a non pensare di non servire a niente e che tutto è inutile: più qualcuno cerca di reprimere il dissenso, più è necessario difenderlo. E su queste parole di ottimismo si chiude un incontro che è stato tra i più partecipati.