Marco Damilano incontra gli studenti della Scuola Pontificia Pio IX
di Mariella Balzamo---21-02-2025
Il 18 febbraio Marco Damilano giornalista, scrittore e conduttore televisivo incontra gli studenti della Scuola Pontificia Pio IX.
Coordina Simone Santucci giornalista e scrittore.
Introduce fratel Andrea Bonfanti, direttore della Scuola, presentando Marco Damilano e Simone Santucci, entrambi ex allievi.
Simone Santucci illustra le iniziative successive: 7 marzo visita alla Camera dei deputati, il 26 marzo incontro con assessori e il 31 visita alla Radio vaticana. Accenna, per sommi capi, alla sua esperienza nella Scuola :come rappresentante degli studenti si era reso promotore di diverse iniziative e ricorda come era stata ottenuta la settimana corta.
Marco Damilano si sofferma inizialmente sul palazzo che ospita la Scuola, edificio storico nelle vicinanze di San Pietro, che racconta di un mondo diverso, ricordando con nostalgia la sua aula con vista sul cupolone.
Nel 1978 in prima media entra nella Scuola, dove proseguirà il percorso di studi fino alla maturità, conseguita nel 1981.
Dopo pochi giorni di scuola, il 28/09/78 muore, dopo solo 25 giorni dall'elezione, papa Giovanni Paolo primo e viene eletto per la prima volta un papa straniero Carol Wojtyla, che prenderà il nome di Giovanni Paolo secondo.
Parlando del suo percorso professionale ricorda come, fin da studente, volesse fare il giornalista e, unico tra i compagni, aveva sempre in tasca un quotidiano. Esorta gli studenti a seguire le proprie inclinazioni e il proprio sogno, lavorando con determinazione per realizzarlo, senza farsi scoraggiare da eventuali sconfitte.
Passa quindi a trattare delle trasformazioni nel mondo della comunicazione, che hanno reso più debole il ruolo del giornalismo e dei giornali cartacei.
Indubbiamente i social forniscono in tempo reale numerose e svariate informazioni, però non sempre corrette, spesso superficiali e fuorvianti, se non addirittura false. Certamente non possono sostituire il giornalismo che garantisce maggiore attendibilità, nonché capacità di approfondimento e interpretazione.
Si dà quindi la parola agli studenti.
Alla prima domanda, se avesse subito censure, risponde che la censura non si subisce, si tratta più di autocensura. Nel primo giornale in cui aveva lavorato l'editore ordinò di eliminare un suo articolo e poiché il giornale era già in stampa, dovettero ristamparlo, a seguito di ciò lasciò il giornale di sua volontà.
Anche nelle società democratiche ci sono tentativi per condizionare e manipolare l'informazione, sta all'individuo non sottostare.
Alla domanda se sia corretto che un giornalista chieda ad un politico o ad altri se siano antifascisti, risponde affermativamente, poiché esistono ancora nostalgici del fascismo ed è bene che escano allo scoperto.
Alla domanda se si fosse mai occupato di mafia, risponde che non lo ha fatto direttamente, ma che due colleghi de L' Espresso che avevano condotto inchieste sulla mafia, erano stati minacciati ed avevano la scorta. Il padre di un collega di Domani, che si era occupato di mafia, fu rapito ed ucciso, il giornalista, trasferitosi al Nord, continuo' ad essere perseguitato e fu costretto a vivere sotto scorta.
Il giornalismo d'inchiesta dà fastidio alle mafie, che anche se oggi hanno metodi meno cruenti e palesi, continuano con minacce nei confronti dei giornalisti che si occupano di loro.
I giornalisti non hanno subito attacchi solo dalle mafie.
Negli anni di piombo, caratterizzati dall'estremizzazione della dialettica politica, violenze di piazza, attività terroristiche, molti giornalisti furono presi di mira, ricorda che il giornalista Carlo Casalegno fu assassinato da un commando delle BR.
Infine Damilano parla della strage di Bologna, di matrice neofascista e dell'assassinio del giurista Vittorio Bachelet da parte delle BR.
Oggigiorno giornalisti che operano nei teatri di guerra o in paesi sotto dittatura, per raccontarci il mondo, rischiano la vita o la libertà, come nel caso di Cecilia Sala.
Interviene per ultimo il professore Simone Nieddi, che cura il giornale d'istituto Caleidoscopio, chiedendo come si possa gestire al meglio una redazione.
Dopo aver accennato alle difficoltà economiche che condizionano il lavoro delle redazioni, Damilano si sofferma sulle dinamiche professionali ed umane.
Le redazioni sono comunità composte da diverse personalità e professioni, dove si possono creare rivalità. La redazione funziona se le persone sono motivate e soddisfatte del proprio ruolo. Bisogna anche dare spazio a figure e tecnici come ad esempio il grafico, che può indicare al giornalista limiti di spazio. Tutti sono importanti perché concorrono a quel corpo collettivo che è il giornale.
Chiude i lavori la professoressa Eugenia Elvia Campini, coordinatrice delle attività educative e didattiche, che ringrazia gli organizzatori dell'evento, i relatori Damilano e Santucci, ricorda come si fossero distinti da studenti per spirito di iniziativa, sottolineando , con affetto e simpatia, come Marco Damilano fosse esuberante e contestatore.
L'incontro termina con i ringraziamenti e il saluto di fratel Andrea.