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Luca De Biase al Galilei sul lavoro del futuro
di Mara Gasbarrone---08-02-2025 | |
Il Galilei è una new entry nel nostro Progetto di orientamento WE ARE EUROPE sul lavoro del futuro. Una gloriosa new entry, perché si tratta del più antico Istituto Tecnico Industriale della Capitale: la “scuola-fabbrica” Istituto Galileo Galilei. La scuola nasce dopo la disfatta di Caporetto nella Prima Guerra Mondiale, per formare le maestranze tecniche per la nascente industria italiana. Il complesso, progettato da Piacentini, l’architetto più rappresentativo di quegli anni, racchiude grandiose officine e hangar aeronautici, ma anche ambienti ricchi di storia ed arte: portali cinquecenteschi, ceramiche disegnate da Duilio Cambellotti (che decorano l’aula magna nella quale si è svolto il nostro incontro), una fornita biblioteca con testi scientifici storici, che il liceo intende riaprire al quartiere. Se mi perdonate una nota personale, in questa scuola negli anni Quaranta studiò anche mio padre, giovane di leva in aeronautica, che fu mandato qui a studiare i motori degli aerei. ![]() Oggi il Galilei ospita un 40% di studenti di origine immigrata, circostanza che ne fa, oggettivamente, un laboratorio di integrazione. In grande maggioranza ragazzi, come accade quasi ovunque negli istituti tecnici industriali, dove - a differenza delle facoltà di ingegneria – stentano ancora ad affacciarsi le nuove leve femminili. Per parlarci di lavoro del futuro, e in generale di futuro e innovazione, è intervenuto il 20 gennaio Luca De Biase, editorialista sui temi dell'innovazione del Sole 24 Ore, già responsabile della sezione Nòva dedicata specificamente all’innovazione. Purtroppo un cigno nero era in agguato: dopo pochi minuti, un’interruzione dell’energia elettrica ha fatto saltare audio e illuminazione. Il relatore ha continuato come era possibile, avvicinandosi agli studenti, girando fra loro, sollecitando i loro interventi. Proviamo a raccogliere qui alcuni stimoli. Le macchine sostituiranno gli umani? Non è detto, il problema è capire cosa noi non sappiamo fare e farlo fare alle macchine Es. digerire una grande mole di informazioni, effettuare una grande mole di calcoli. E invece fare noi le cose che non sanno fare le macchine: arte, creatività, cura delle persone. La nostra innovazione deve collegarsi al vivere bene. Il futuro in sé non esiste, si può creare la convinzione che sia già scritto e prevedibile, determinando comportamenti conseguenti: la paura del futuro, la speranza del futuro, la rimozione del futuro sono altrettanti strumenti di controllo sociale. Tra i futuri si può scegliere. Ci sono molte luci in fondo al tunnel e molti tunnel arrivano a una luce. Se si vede un solo futuro è propaganda. Ma i futuri alternativi vanno immaginati, discussi, e valutati: possibili, plausibili, probabili e preferibili. Niente cambia completamente. Le innovazioni più dirompenti, i grandi imprevisti, le calamità, persino i cosiddetti cigni neri si comprendono nel contesto. Distinguendo che cosa muta e che cosa invece permane. Per evitare l’abbaglio di ciò che appare nuovo ma poi sparisce. Per riconoscere le trasformazioni profonde. Infine, De Biase ha ricordato che per un giovane andare all' estero non è l'unica strada possibile. Se vuole fare soldi sì, ma se cerca la qualità della vita e del lavoro no. ![]() | |