Di produttività, di innovazione e di riforme
di Piero Fortini---24-03-2024
È bello che si interloquisca tra noi su un tema fondamentale come la produttività totale dei fattori (PTF). Ci sono molti modi per raccontarla, ha affermato Mara Gasbarrone. Allora è forse opportuno sforzarci di enuclearne i punti fondamentali e cercare di verificare su di essi un possibile percorso condiviso.
Il punto più proficuo mi pare sia ragionare sul medio-lungo periodo.
Secondo i dati della Banca d'Italia, a cui mi rifarò salvo diverse specifiche, nel periodo 1995-2022 la PTF in Italia è aumentata dello 0.1 annuo. Cioè niente, o pressappoco. Se teniamo presente che nel periodo 1975-1994 ha registrato +0,18 annuo (Università di Groningen Penn World Table), la stagnazione della PTF riguarda quasi 50 anni.
Tale stagnazione ha trascinato una crescita assai scarsa. Nel periodo 2001-2019 il Pil in Italia è aumentato dello 0.14 annuo a fronte di 1.29 Germania, 1.27 USA, 1.15 GB, 0.9 Francia, 0.86 Giappone (Fonte Banca mondiale, in S. Cingolani 'Rovesciare d'Azeglio' Aspenia 100 del 2023).
Quindi negli ultimi 30 anni abbiamo pagato un dazio pesante rispetto agli altri Paesi avanzati ( e ancor di più rispetto ai Paesi emergenti).
Dazio che paghiamo anche nella produttività del lavoro, cresciuta dello 0.4 annuo nel periodo 1995-2022 contro 1.6 UE, 1.3 Germania, 1.2 Francia (Eurostat). Nel periodo 1999-2019 il Pil prodotto per ora lavorata è stato in Italia 4.2, contro 21.3 Germania e 21.2 Francia. E gli investimenti hanno registrato + 66% in Italia di contro al +118% nella zona Euro (M. Draghi, Relazione al PNRR). Un gap davvero oltremodo consistente.
Andando di più dentro i dati 1995-2022 possiamo meglio operare una valutazione qualitativa e a scorgere tendenze che si sono poi maggiormente evidenziate negli ultimi anni. In particolare la maggiore produttività dell'industria +0.8, con punte di 1.9 per Informazione e Comunicazione, cioè per i comparti più innovativi, mentre risultano negativi il comparto pubblico Istruzione, Sanità, Servizi sociali -1.2 e l'industria tecnologicamente meno avanzata, le Costruzioni, -0.9.
Tale dualità verticale tra comparti privati che innovano e comparti pubblici che ristagnano emerge fortemente nell'evoluzione del periodo 2014-2022, per gli effetti combinati di industria 4.0 e del Jobs act. La PTF segna +0.6 annuo e per la prima volta la produttività del capitale le è superiore con +0.9, con grande contributo degli investimenti più innovativi al conseguimento di valore aggiunto: capitale ICT +3.2 e capitale delle componenti immateriali non ICT +2.8. E' la svolta che inserisce molte aziende italiane nelle catene globali avanzate del valore (meccatronica, farmaceutico, eccellenze gastronomiche, design), comportando un incremento annuo dell'export del 5-7%, pervenendo anche al primo posto mondiale per diversificazione dei prodotti esportati (fonte Standard International Trade Classification, in Marco Fortis e Andrea Sartori 'L'economia, meglio di quanto si pensi' in Aspenia 100 del 2023). E sono, queste, tutte imprese dove non esistono problemi di buona occupazione e di corrispondente retribuzione.
E' una vera e propia svolta. La svolta che è anche alla base della grande reattività post covid in Italia, che nel 2022 supera di 1.8 il Pil del 2019 e che nel 2021-2022 risulta ai vertici della crescita globale: +10.6, contro 9.6 della crescita mondiale e 8.0 dei Paesi avanzati (fonte FMI, in Fortis-Sartori cit.). L'Italia dopo decenni acquisisce risorse endogene per reagire alle crisi, senza più dipendere in tutto dagli andamenti esterni.
In conclusione, penso che solo un'analisi della stagnazione pluridecennale della produttività e della conseguente scarsa crescita in Italia ci aiuti a capire meglio le cause di fondo da rimuovere e gli obiettivi prioritari da perseguire. Priorità che risultano più chiare se andiamo ad analizzare anche le ragioni delle parziali evoluzioni positive degli ultimi anni. Un settore privato che in parte, soprattutto quello manifatturiero, si innova e si apre al mondo e un settore pubblico che in gran parte resta zavorra che appesantisce la competitività e l'attrattività del nostro sistema Paese.
Da qui la necessità imprescindibile di riforme incisive delle Istituzioni, della PA, di scuola e formazione, della Giustizia. Ci diceva Emilia Patta lo scorso giugno del 2023 che l'inefficienza delle istituzioni e del settore pubblico comporta un danno di oltre 200 mld.
Ribadisco la convinzione che tali temi secondo me fondamentali non vengono minimamente affrontati da quello che dovrebbe essere il partito guida di uno schieramento progressista, il PD. Tantomeno dal partner del cosiddetto campo largo, il M5S. Infatti tali partiti sono in gran parte amorfi se non in opposizione rispetto alle necessarie riforme anzidette.
Ci troviamo all'interno di una vera e propria aporia politica e culturale che può essere superata solo con una sconfitta di tali politiche elusive e inconcludenti.