Il mondo nuovo. Un diverso approccio critico
di Piero Fortini---19-12-2024 | |
Se è vero che stiamo vivendo una vera e tumultuosa fase di transizione, allora è opportuno riflettere e confrontarci su come viverla. Certamente con una profonda revisione delle idee nate nell'epoca che stiamo lasciandoci alle spalle. Leggendo un libro sull'Intelligenza Artificiale ho tratto questo pensiero: dobbiamo fare anche noi machine learning, lasciarci attraversare dai dati che emergono nell'epoca nuova e scoprire di cosa ci parlano più che zavorrarli con le idee che già abbiamo in testa. Più curiosi di capire cosa di nuovo sta avvenendo più che cercare conferme, più bramosi di input che di ribadire i nostri output. Guardiamo alla novità più drammatica in corso, quella sui cui esiti più probabilmente si decideranno i nostri destini futuri . In Ucraina si ritorna all'aggressione di un popolo libero da parte di uno Stato autocratico. Come si respinge tale stupro delle libertà se non con la forza? Se si è bombardati ogni giorno indiscriminatamente, ci si può difendere attaccando le basi militari fonti dei bombardamenti, anche se situati nel territorio della potenza che mi sta aggredendo? Anche a rischio di una ventilata minaccia di subire un attacco nucleare tattico e quindi di un allargamento drammatico dei confini e dei contendenti della guerra? Esiste una ricerca di pace che parta innanzitutto dalla volontà degli Ucraini, che ristabilisce giustizia e non premi la forza e che passi attraverso maggiori, più tempestive forniture di armi all'aggredito? Al netto dell'esistenza in Israele di una estrema destra che è specchio della maggioranza dei palestinesi, nel senso che entrambi vogliono la cancellazione del nemico, è un dato o no che la guerra difensiva di Israele ha indebolito Hamas, decapitato Hezbollah e, pertanto, contribuito alla caduta del brutale regime siriano e a cominciare a minare la stabilità del regime iraniano, il grande nemico delle democrazie e amico del terrorismo islamico? L'esito di queste due guerre oggi rappresenta il discrimine più delicato e problematico per un esito positivo o negativo dello scontro in atto tra democrazie e autocrazie. E se questo è vero, è necessario o no che l'Europa sviluppi un'industria europea delle armi e dei sistemi di difesa? È un'azione bellicistica o di pace? Esiste oggi una prospettiva di libertà e prosperità senza affrontare seriamente, con una profonda svolta delle idee che avevamo ancora 10 o 5 o 2 anni fa, il tema della sicurezza, di una più forte capacità di deterrenza? Che, in soldoni, l'Europa possa con più efficacia affermare nel mondo i valori, di libertà, difesa della vita e di tutti gli altri diritti fondamentali di individui e comunità, anche affermandosi con più incisività come potenza? Non è anche questa una delle basi per una efficace politica estera europea, che cerchi nuove tessiture tra Paesi e continenti, che contribuisca a ripristinare e innovare un ordine e un diritto internazionale fondato su un multilateralismo cooperativo più che antagonista e conflittuale? Purtroppo questo è un momento in cui non c'è pace senza riarmo. Una grande novità, storica e culturale, rispetto all'Europa gentile che dal 1945 ad oggi abbiamo conosciuto e di cui ci siamo nutriti. Non è dipeso da noi. Sono altri che hanno portato la guerra alla nostra porta est e nel vicino oriente. Sta a noi però trarne le dovute conseguenze. Per difendere pace, libertà, diritto a costruirci la vita che riteniamo migliore. Gli obiettivi sono gli stessi. Gli strumenti post 1945 e quelli post 2014 sono diversi. Altri dati ed altre possibili faglie su cui confrontarci proporrò in prossimi interventi. | |