Il mondo nuovo. La trasformazione sociale
di Piero Fortini---04-12-2024
L'inizio del processo di costituzionalizzazione degli Stati assoluti nella seconda metà del 1600 è stata soprattutto la risultante dell'ascesa dei grandi mercanti, degli artigiani, dei banchieri, cioè dell'affermazione della nuova classe sociale della borghesia. Così come la seconda rivoluzione industriale è stata la fonte dell'ascesa nell'agone politico delle masse popolari, ascesa che ha travolto le vecchie democrazie liberali fondate sul censo. Da qui hanno preso origine i moderni partiti di massa che, tra grandi contraddizioni e salti all'indietro, hanno portato nel secondo dopoguerra al suffragio universale generalizzato e a democrazie fondate anche su diritti sociali, primi tra tutti quelli al lavoro, alla cura e all'istruzione.
La considerazione che voglio proporre è che nei tempi attuali ci troviamo di fronte ad una trasformazione delle basi produttive e sociali di analoga decisiva portata storica e tali da mettere in crisi i precedenti ordinamenti istituzionali.
Imprese create in scantinati al più tardi 30 anni fa da under 25enni sono quelle oggi a maggiore capitalizzazione e offrono prodotti e servizi prima inesitenti. Le principali materie prime sono diventati la raccolta l'elaborazione dei dati, i semiconduttori e le terre rare. Contano più le idee che i capitali per fare impresa, non sono più centrali la grande concentrazione produttiva e i grandi macchinari dell'industria intensiva, hanno importanza anche le reti e le piattaforme diffuse, fondamentali duventano vieppiu' un'istruzione di qualità e una efficace formazione continua.
Cambiano i lavori. Secondo il World Economic Forum l'offerta di lavoro nei prossimi 5 anni sarà costituita per il 25% da lavori oggi inesistenti.
Cambiano progressivamente le forme del lavoro, meno verticale e più a team, con crescente responsabilizzazione individuale.
Lo smartworking in Italia è al 12%, ma in UE al 22,2% e nei Paesi del centro e nord Europa è oltre il 40%.
Siamo di fronte al formarsi di una mappa sociale molto diversa dal passato, più molecolare, mobile, qualificata.
Cambiano i temi, i termini e le forme del fare comunità, i canali per dare rappresentanza a istanze e soggettività per molti versi inedite.
Sta innanzitutto qui, in una profonda trasformazione della compagine sociale, la fonte primaria delle complicanze che sottendono l'attuale crisi politica e istituzionale. E di fronte a partiti che stentano a interpretare e stare in sintonia con tali trasformazioni si dirama una tangibile disaffezione verso politica e istituzioni. E se la politica si distanzia dalle dinamiche sociali, in reciprocità le migliori risorse, esperienze e competenze sociali prendono congedo dalla politica. E si abbassa il livello e la qualità della classe politica.
Tale distonia è zavorrata dal disagio di chi non riesce a stare al passo con i cambiamenti e viene declassato o emarginato dai processi lavorativi e sociali e produce istanze politiche semplificatorie, se non irrazionali.
Una ulteriore aggravante strutturale è che i fattori che hanno determinato la svolta epocale in atto da 30 anni a questa parte hanno natura e dinamiche inter e sovranazionali, determinando un drastico ridimensionamento del ruolo dello Stato-nazione, che negli ultimi due secoli ha rappresentato il fulcro attorno a cui si sono via via strutturati i processi democratici e i vari regimi istituzionali.
E questo nodo della crisi di regolazione di un mondo divenuto più interdipendente e globalizzato sarà il tema del prossimo intervento.