Non ci sono più i tacchi di una volta
di Mara Gasbarrone---15-05-2024
Non vi fate ingannare dai tacchi 12 delle attrici, o delle giornaliste nei talk show televisivi, arrampicate su quegli strani sgabelli e in bilico su quei tacchi vertiginosi: sono le leggi dello spettacolo. Fate invece una piccola indagine statistica, su quali calzature portano le donne normali che camminano per strada, con le borse della spesa, o i carrelli, spingendo la carrozzina del pupo, o accompagnando il cane nell’uscita quotidiana. Oggi ho contato una decina di scarpe che una volta avrei definito “da ginnastica”, prima di incontrare un accenno di tacco, accompagnato a una gonna, altro indumento in via di sparizione.

Con l’aiuto degli archivi del mio defunto blog “avanzi di cucina”, recupero un ricordo di una ventina di anni fa, questa volta in un negozio di calzature.

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Personaggi e interpreti: io, mia madre allora più che ottantenne, una giovane commessa. Io accompagno mamma a comprarsi un paio di scarpe nuove, cercando di persuaderla a scegliere un modello comodo e sicuro, per camminare senza rischiare rovinose cadute. Lei è fedele al suo personale modello di eleganza, che richiede un po’ di tacco, non proprio raso terra come le scarpe che porto io, sua figlia.

Mi lascio sfuggire davanti alla commessa un riferimento all’età di mia madre. Non l’avessi mai fatto: complimenti perché gli 80 proprio non li dimostra, e poi un fiume di melense stupidaggini: subito mamma viene definita “nonnina”: non ha nipoti, come almeno un terzo delle sue coetanee, ma per la commessa tutte le ottantenni sono nonnine. Mamma abbocca all’amo della commessa, parla diffusamente delle sue origini romagnole, e ormai si è azzerato il mio peso contrattuale nella scelta delle scarpe, che è diventata tutta una cosa privata fra mia madre e la commessa. Le stucchevoli espressioni della ragazza - per lei un modo stereotipato di rapportarsi con un essere appartenente ad un’altra razza, come è una donna anziana – dovrebbero offendere mia madre, ma lei, in questo come in altri casi, non se ne accorge neanche e rimane lì indifesa (sarà questa la corretta traduzione del termine “buona”, che tutti gli altri utilizzano per definirla?).

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Ecco, ho l’impressione che – al contrario di mia mamma - le attuali ottantenni (e non solo loro), abbiano optato decisamente per la comodità, e (indirettamente) per un miglior controllo delle loro vite. Che i tacchi appartenessero un po’ alla stessa categoria dei piedi fasciati delle donne cinesi, lo avevo sempre sospettato.