La questione russa
di Lucia Mastrofrancesco---26-03-2024 | |
Con un linguaggio criptico, poco idoneo a una comunicazione che voglia arrivare anche ai non addetti ai lavori, Dario Fabbri, nell'editoriale del nuovo numero di Domino, pone alcune questioni interessanti per una lettura della Russia con occhi diversi, fuori dagli stereotipi correnti. Qualche accenno sulle cose che mi hanno colpito e che espliciterei come segue. Stereotipo fondamentale messo in discussione: i russi non sono come noi vorremmo interdetti dal tiranno di turno a un processo di occidentalizzazione. Ci sono nel mondo milioni di individui che non riconoscono la nostra come massima evoluzione, né vogliono ripensare la propria. 'Nessun individuo genera una moltitudine. Vero il contrario. Fu la Russia a produrre i suoi capi non questi a generarli'. Il sistema elettorale occidentale è basato sulla rappresentatività individualistica, dunque sulla parzialità, ma può funzionare dove si 'riconoscono soltanto i popoli e si respinge l'individuo? 'Di fatto' cuciamo sugli altri abiti disegnati per noi'. 'Due sole ragioni accendono la rabbia (dei russi): quando la patria subisce umiliazioni all'estero, quando Cesare si mostra incantato dalla cultura altrui'. Quest'ultima affermazione è suffragata da alcuni elementi storici: 1905 la flotta del Baltico annientata dai giapponesi e conseguente nascita dei soviet, 1989 conclusione della campagna d'Afganistan e la conseguente insopportabile 'contezza di inferiorità'. Soprattutto mi ha colpito la lettura di Fabbri su Gorbacev. Nobel per la pace, inviso ai russi, è apprezzato solo dal 15%. L'aver adottato espressioni di marketing europeo sancì la sua colpevolezza agli occhi dei russi: 'l'ultimo sovietico reo di aver guardato oltre la propria civiltà'. Anche Navalny, abbracciato dall'occidente, non ha convinto i russi. Secondo Fabbri i popoli hanno una psicologia collettiva, abiurata in occidente dopo la rivoluzione francese. Noi occidentali crediamo che i Russi vogliano l'Ucraina per le risorse materiali e non che i russi vogliano gli ucraini prima dell'Ucraina. Lasciarsi proteggere dagli americani o da polacchi e tedeschi è massimo tradimento a Mosca e a due anni dall'invasione dell'Ucraina il tasso di approvazione è del 77% Un messianesimo quello russo che si alimenta a occidente, ma anche a oriente. 'Più antichi di Putin, più complicati degli americani, immuni al nostro giudizio, i russi sono una questione aperta'. Anche in Russia è in atto una profonda crisi demografica eppure non abbastanza grave 'per chi preferisce crepare di inedia anziché accettare l'insignificanza'. 'I russi' conclude Fabbri 'sono il prodotto di un lungo viaggio. Meglio conoscerne la foggia per muovere d'anticipo'. Questa sintesi, che spero sia più potabile dell'editoriale di Fabbri, mi interroga e, anche se non sono in grado di valutare la correttezza dell'analisi, vale la pena tenerne conto. | |