Risposte telegrafiche
di Marina Izzo---16-12-2022 | |
Ringrazio nuovamente Piero per aver innescato un dibattito non banale su questioni molto delicate come quelle prese in esame dagli interventi. Brevissime considerazioni in risposta ai tuoi punti. 1) Nell`analisi (in qualche modo anche storica) dei tentativi di misurazione della povertà non mi riferivo strettamente al tuo intervento. Anzi . Citavo proprio il caso della povertà, fenomeno che, di primo acchito, può sembrare ai non addetti ai lavori come facilmente misurabile, per dimostrare che lunga è stata (ed in parte è) la strada per la costruzione di indicatori esaustivi, che riescano a cogliere tutti gli aspetti di un fenomeno che non è solo economico, ma anche sociale (e questo spiega perché, oltre agli economisti, i sociologi si siano spesso interessati alla povertà quale appunto fenomeno sociale). 2) Chiedo scusa se ho tratto una considerazione sbagliata da quanto avevi scritto nel tuo primo intervento, in particolare laddove si affermava : “Maggiori disuguaglianze possono risultare sinonimo di maggiore dinamismo sociale e ascensori verso l'alto, di maggiori opportunità” Ho frainteso il senso di questa frase e chiedo venia. 3) Sull`indice di Gini. Malgrado rimanga (in particolare, in Italia) l`indicatore maggiormente in uso, la sua capacità di catturare tutte le dimensioni della disuguaglianza è stata ormai da anni messa in discussione da molti economisti. In particolare, si contesta il mancato esame dei redditi derivanti dall`economia informale (settore vastissimo nei paesi in via di sviluppo, che contribuisce a mantenere letteralmente in vita intere famiglie). Aspetto questo che lo porta a appiattire eventuali distorsioni relative alla distribuzione del reddito, conducendo in alcuni casi a conclusioni contro intuitive. Ma comunque è un dibattito ancora in corso, e dubito che sul sito di Iscritti a parlare potremo dirimerlo. 4) D`accordo 5) Ripeto: come dimostrato nel mio precedente intervento, i dati cambiano a seconda della fonte (OCSE stima un coefficiente Gini addirittura inferiore a quello stimato dalla Banca Mondiale). Sui limiti di una ricerca basata solo su analisi del Gini index mi sono già espressa. OCSE ha ribadito più volte (cons studi specifici) che le disuguaglianze all`interno dei paesi stanno aumentando, e che quest`elemento metterà a rischio le prospettive della crescita economica globale. Sia OCSE sia Banca Mondiale hanno istituito piattaforme sull`analisi della disuguaglianze, considerando queste ultime un`emergenza da risolvere. Questi sono fatti. A meno che non si considerino entrambe queste istituzioni come think tank di un partito (peraltro di dimensioni globali). E questo, permettimi, soprattutto per quanto riguarda la Banca Mondiale, mi fa davvero sorridere. 6) Questo è il punto su cui sono in disaccordo. E`vero: se prendiamo in esame gli ultimi quarant`anni l`insicurezza alimentare è diminuita. Ma i risultati sono messi in discussione non solo dalla pandemia o dalla guerra. Per quanto riguarda le carestie probabilmente queste ultime aumenteranno (speriamo tutti di no). E questo perché vi è un convitato di pietra che, in tutta la discussione sulla crescita economica, non abbiamo citato: il cambiamento climatico. Quest`ultimo sta avendo, tra gli altri terribili effetti, anche l’aumento dei processi di desertificazione e di salinizzazione dei terreni che riducono drasticamente le terre coltivabili soprattutto in Africa. Insomma. Non proprio un quadro incoraggiante. | |