Diamo merito al merito
di Piero Fortini---17-11-2022 | |
E' bastato aggiungere ad una delega ministeriale la parola 'merito' per scatenare una discussione molto appassionata, ma a tratti fuorviante. Pervenendo alcuni addirittura alla conclusione surreale che, in assenza di pari opportunità, la meritocrazia sarebbe classista perchè incrementerebbe le disuguaglianze. A ulteriore riprova che quando si assume il tema delle disuguaglianze come parametro prioritario di misura, spesso si perviene a conclusioni paradossali. Se invece si parte da un altro capo del filo, cioè un Paese che si innova promuovendo talento e competenze e con ciò produce maggiore e migliore crescita e produttività durevoli, allora si imbocca una strada più risolutiva e al contempo più equa. Infatti -tralasciando per brevità il settore privato, dove pure esiste un eccesso di cooptazione per fedeltà più che per competenza- se si promuovesse il merito nella selezione e poi nella valutazione delle performance lavorative tra gli addetti alla PA, Giustizia, Istruzione e Formazione, con conseguenti premialità di reddito e carriera, allora si conseguirebbero migliori servizi per i cittadini, con vantaggi più rilevanti per i meno inclusi; migliori procedimenti giudiziari, con vantaggi più rilevanti per gli imputati meno abbienti; migliori standard didattici, con vantaggi più rilevanti per gli studenti socialmente più disagiati. Insomma se questi tre pilastri dello Stato funzionassero meglio ciò andrebbe soprattutto a vantaggio dei più deboli, oltrechè dell'economia e della comunità più in generale. Un esempio? Nel sistema d'istruzione italiano, più soggetto alla spinta egualitaristica del 'lungo '68', gli studenti provenienti dai ceti meno istruiti che conseguono la laurea sono il 6%; in quello statunitense, più selettivo, sono quasi il doppio, il 13%, formando al contempo una migliore classe dirigente. Pertanto selettività meritocratica, che premi competenza e impegno, e creazione di maggiori opportunità per tutti si combinano non si oppongono. Promuovere merito e innovazione scalfisce rendite e interessi consolidati creando più incisive e inedite dinamiche evolutive, rimettendo in moto gli ascensori sociali. Pensiamo cosa potrebbe significare anche per le donne, il cui tasso di occupazione resta di 10 punti inferiore alla media europea. E per i giovani, ancora vittime di un sistema che permane troppo gerontocratico e nepotistico. | |