225 - Gran Café Latour
di Carlo Corridoni---03-04-2022 | |
Il ragazzo non era più fanciullo ma non ancora giovinotto. A scuola, non aveva compagne dell'età sua, perché all'Istituto Tecnico ci andavano solo i maschi, e lui doveva studiare tanto ma proprio tanto, perché non poteva perdere un altro anno. Sicché aveva poche pochissime distrazioni e la sua vita era consacrata allo studio, con successi peraltro non continui. Lo attraeva una Professoressa, questo sì. Era un'attrazione nuova per lui, e impensabile: un'attrazione non superficiale. Complessiva. Lei non era bellissima ma lo attraeva per il modo di essere, di parlare, di muoversi. Rispetto agli altri insegnanti di quella disciplina che aveva avuto, per quanto lui potesse giudicare, lei aveva una preparazione pratica e molto efficace ma che, ecco, stava tutta lì. Niente voli fantastici e astrazioni ma sempre coi piedi per terra. Era una donna che gli parlava, questo proprio sì: era la prima donna che parlasse proprio con lui, sia pure per indagare sulle sue idee circa le cose da studiare. Le professoresse che aveva fin allora conosciuto non sottilizzavano mai: le loro interrogazioni non consistevano di quesiti: erano petizioni. Lei, invece, non era certo quella che interrogava per ottenere risposte quali che fossero: ella chiedeva per conoscere, per sapere cosa lui riuscisse a pensare riguardo ogni certa cosa. Questo metterlo a nudo nei suoi pensieri, in effetti, lo turbava non poco. Viveva sempre più quei colloqui come un'intrusione nel suo intimo pensiero, tanto che ne sentiva quasi l'indiscrezione. E lei non sbagliava, non sbagliava quasi mai sul suo pensiero. Lui cominciò a temere che la Professoressa arrivasse a scoprire perfino quella sua attrazione per lei. Fu allora che ebbe pudore di quell'emozione, di quella sensazione che acquistava sempre più la consistenza di un sentimento nuovo. Lo sorprese constatare che era innamorato, e che lei non era solo attraente ma anche molto, molto desiderabile: era proprio una donna con tutte le cose che hanno le donne, gli annessi e connessi. A dire il vero, quella constatazione non era un fatto puramente concettuale ma complementava sempre più i suoi inequivocabili, improvvisi mutamenti corporei. Quando parlavano e per forza di cose si dovevano avvicinare, l'odore di lei lo avvolgeva e gli dava, forse comunicava, eccitazione. E non era un odore di profumeria, ma quel profumo di donna di cui allora si parlava anche al cinema. Lo sentiva perfino Gassman. Temette la reciprocità di questa percezione sensoriale e si vergognò del suo proprio insopprimibile afrore, come pure, già da tempo, lo imbarazzavano quelle sue manifestazioni di patente eccitazione, che certamente non potevano passare inosservate. I deodoranti non erano allora disponibili e, dato l'ambiente, non c'era 'Etrusca per Uomo e Capriccio per Signora' che tenesse: e allora sotto col sapone! E cominciò il cambio frenetico di magliette: due-tre al giorno! Questo insospettì la madre. La Professoressa dovette aver capito qualcosa di preciso, tanto che adesso non lo faceva più avvicinare alla cattedra, ma era lei che si spostava o lo faceva interloquire dal posto. La vergogna lo colse e gli dette allora grande sofferenza: si sentì giudicato e giudicato male. Per giunta. Ma come, come fare per avvicinarla? Ecco, la Professoressa proponeva un compito in classe a settimana ed era solita far esibire in classe la migliore soluzione all'autore che l'aveva elaborata. Per esserle improbabilmente vicino - fisicamente vicino - egli non aveva altra strada che diventare bravo, agli occhi di lei certo, ma, purtroppo, anche davanti a quei figuri dei compagni. Che gli avrebbero dato, come minimo, del 'secchione'. Chissà, avrebbe dovuto anche fare a botte ... Così, però, l'avrebbe espugnata! 'Tu ben sai cosa passo io per te! Mi punisci non si sa perché ed eccomi qua: tu stessa mi dovrai concedere una volta a settimana di inspirare il tuo profumo di donna. Sia pure davanti alla lavagna!' Con questo preciso disegno nella mente (alterata da un'incoercibile libido) - altro che l'erotismo dell'apprendimento! - il ragazzo raggiunse presto l'eccellenza nella disciplina e cominciò a sfoggiarne una preparazione inaspettata dalla sua stessa Professoressa. Egli sapeva come ella sapesse perché lui conoscesse tante cose di quella disciplina, ma nessuno tradì mai queste individuali cognizioni esplicitamente: una corrispondenza enigmatica d'amorosi sensi ... La cosa andò avanti fino agli ultimi giorni di scuola. Una domenicamattina di giugno, lui vagava disperato per la città, pensando che non l'avrebbe più incontrata fino ad ottobre ... Si rendeva conto dell'ingenuità del suo stratagemma, era consapevole che non avrebbe retto al passare del tempo, e veramente non sapeva cosa escogitare per consentire alla professoressa di rivelarsi a lui. Ah! Se lei avesse ceduto alla sua propria passione repressa ... Ah se fosse giunta a violentarlo! E nessuna violenza lui avrebbe potuto ricevere più dolce di quella ... Era cosciente che l'iniziativa dovesse ormai partire da lui stesso, da un uomo che, però, neanche sapeva cosa e come farla. Dove? Ecco in via Cola Di Rienzo, dove ora c'è un negozio di scarpe, davanti al Gran Café Latour, avvenne l'apparizione miracolosa: quella figurina che entrava con la mamma, all'uscita della Chiesa, era proprio Lei! Il ragazzo attraversò di corsa la strada e si precipitò all'interno del Gran Café Latour, come una palla di cannone! Lei era bellissima, col vestito della domenica, le braccia nude e un cappellino inspiegabile ... Lei lo riconobbe come stesse già pensando a lui e gli sorrise (finalmente innamorata e libera di sorridergli) così: davanti alla madre ... una cosa seria! ''Questo, mamma, è il mio studente più bravo!'', ebbe l'imprudenza di dire. ''Bene! Merita un premio, allora. Cosa prende?'', fece la mamma. ''Un caffè, grazie!'', fece il ragazzo. ''Ma quale caffè ...'', disse la mamma, ''So io cosa ci vuole per Lei ...'', e ordinò al Cameriere: ''Un bel Maritozzo alla Panna! Ben colmo, mi raccomando ...'' Il ragazzo ricevette il Maritozzo alla Panna in mano, su un piattino col tovagliolo di stoffa, e lo afferrò portandoselo alla bocca con l'altra mano. Fu allora che la panna scivolò a valanga dalla ferita del maritozzo, e gli imbrattò la magliettina rimbalzando lì. Proprio lì dove non avrebbe mai dovuto macchiare ... La Professoressa soccorrevole prese subito il tovagliolo di stoffa e gli nettò prima la maglietta, ma poi glielo porse perché lui si nettasse, da solo, lì proprio lì. Dove un vero uomo non dovrebbe mai macchiarsi ... Non la vide più. Non la vide mai più. Oggi, quando ripensa alla polare di una conica, gli pare di ringiovanire improvvisamente e muore ancora: dalla voglia di potergliela raccontare così come l'aveva capita lui. | |