Elogio del cinghiale.
di Carlo Corridoni---30-09-2021 | |
Il cinghiale, di per sé, può rendere più pericoloso un territorio ma non costituisce un elemento di degrado. Almeno di degrado ambientale-naturale. Infatti, se il cinghiale prolifera nelle zone stanziali, vuol dire che vi trova condizioni di vita favorevoli alla sua specie. Se poi deborda ed emigra nei territori più antropizzati, significa che - malgrado tutto - li trova attraenti e ancora vivibili. Sicché la presenza di cinghiali nelle nostre città, seppure favorita dal degrado civile e politico dell'organizzazione dei servizi, costituisce un indicatore di sanità biologica dell'ambiente, che sarebbe ancora compatibile con la vita selvaggia e non del tutto inquinato. Occorre riflettere su questo paradosso, che potrebbe essere esteso ad altre specie di nocivi viventi. Mettete le mosche, oppure i topi: ''Se ci vivono i topi, potrete bene viverci pure voi, cari concittadini!'' Insomma nello stato attuale, siamo ridotti a considerare il cinghiale quale indicatore di sanità ambientale: non più, quindi, un 'animale nocivo' ma un apprezzabile Condomino. Anzi prezioso: se contiamo che i cacciatori votano e che, fra loro, pullulano gli Obelix, straghiotti di questi sgraditi ospiti! | |