Aborto. Il "j'accuse" di Papa Francesco
di Rosy Ciardullo---17-09-2021 | |
Un tormentone senza fine quello dell’aborto da parte della chiesa. Ma ciò nonostante non ci si aspettava da Papa Francesco parole così vibranti di condanna come faceva Savonarola. Sicuramente l’aborto pone molti problemi, ne risolve alcuni ma ne pone altri di tipo personale, e può tracciare rimpianti inestimabili nel cuore di una donna. Ma la scelta è sua. Si dovrebbe tenere conto, anche da parte del Pontefice, che c’è un confine nella libertà di ognuno che non va mai varcato. Perché non si conoscono mai a fondo le ragioni dell’altro. La chiesa, lo sappiamo, fa il suo mestiere da duemila anni con parole d’ordine chiare, ma non dovrebbe lanciarsi in giudizi e condanne senza appello su ogni aspetto dell’esperienza umana. Tanto più quando ci si incunea nel privato della vita delle donne, che presenta aspetti di specificità propri portati alla luce già decenni fa. Bisogna accettare il salto storico a favore della laicità e dei diritti. E’ un tentativo inutile quello di tentare di riportare la donna nelle polveri del senso di colpa. Nei labirinti dell’indecisione e delle frustrazioni. Soprattutto accanendosi su un’esperienza di estrema fragilità come l’interruzione di gravidanza. Se la legge sull’aborto non ci fosse, questa pratica esisterebbe lo stesso. Sarebbe solo più pericolosa, un fai da te come sempre è stato. Se poi si vuole dare la colpa del calo demografico all’aborto, come molti fanno, si è scelta la strada sbagliata, perché ciò che promuove e stimola la maternità, nelle società liberali e moderne, sono le tutele sociali e l’occupazione femminile. In ogni caso, è irresponsabile e superficiale accanirsi con parole come frecce su un evento come l’aborto che forse dovrà procurarsi una studentessa, una disoccupata, un’operaia, una professionista che non ha spazi sufficienti, una donna che non sarà mai madre perché non ha il senso del figlio, e che non si ridefinisce attraverso la maternità. In Italia, si parla molto di famiglia e di tradizione, una retorica con i piedi di argilla perché per le politiche familiari viene impegnato solo lo 1.5% del PIL contro, ad esempio, il 2.4% in Francia. La media europea è il 2.2%. Nel 2050 si stima che nel nostro paese, gli italiani saranno appena 25 milioni mentre in Francia i nativi saranno almeno 70 milioni. In Francia la maternità è al centro del welfare e le spese sociali connesse sono finanziate dallo Stato. Mi sarebbe piaciuto, in questi anni, ascoltare parole di condanna da parte del Pontefice sul numero impressionante di femminicidi (siamo a quota 81 da inizio anno) e anche invitare con severità i governi che si sono succeduti nei decenni ad impegnare più soldi per la famiglia e la maternità. I femminicidi non accennano a diminuire. Ci sono centinaia di bambini che rimangono senza la loro mamma e questo dovrebbe intenerire il cuore di chiunque. Di fronte a tanto dolore il Pontefice avrebbe potuto dire qualcosa. Invece le sofferenze per fatti così gravi che meritano attenzione e compassione rimangono avvolte nel silenzio. Però qui siamo nella realtà. | |