Cosa c’è veramente dietro all’opposizione al concetto di identità di genere
di Marina Izzo---08-07-2021 | |
Mi ero riproposta di non scrivere su quest`argomento. Ma, di fronte al bellissimo testo di Rosy, esauriente nella ricostruzione, anche in prospettiva storica, del concetto di identità di genere e pieno di sensibilità nel confronto dell`universo giovanile, sento il bisogno di esprimere il mio pensiero. Lascerò da parte le considerazioni (mi auguro condivise dalla maggior parte di noi) che questa è una legge di civiltà, che ci allineerebbe agli altri paesi europei, ecc. Mi vorrei concentrare, invece, sull` oggetto del contendere”, vale a dire la gia`(abbondantemente) menzionata identità di genere. L’opposizione delle destre al riconoscimento di questo concetto è qualcosa che non deve stupire. Stiamo parlando di formazioni che hanno fatto della discriminazione dell`Altro la propria bandiera. Basta ascoltare i discorsi dei loro rappresentanti e soprattutto dare un`occhiata alle frasi postate sui social dai loro elettori. Ciò che veramente mi lascia senza parole è l`opposizione di alcuni gruppi femministi a questo concetto. A loro avviso, tale nozione costituirebbe una minaccia per le donne stesse (ed e` qui che si annida l`opposizione più subdola a questa legge, farla passare come un provvedimento contro le donne) . L`argomentazione addotta (sintetizzata all’estremo) è la seguente: “noi donne siamo il nostro sesso (biologico)”, punto. Sembra un`affermazione un po`perentoria, ma sostanzialmente innocua nelle sue (possibili) conseguenze sul processo di costruzione dell`identità di una donna. Ma, se si segue bene il filo del ragionamento proposto da questi stessi gruppi femministi (il cui slogan, ricordo, è “riprendiamoci la maternità'), a mio avviso, le conseguenze sono di ben altra natura. Se, infatti, ciò che mi definisce donna, prima di ogni altra cosa, è la mia capacità di procreare, cosa succede se io donna, anche eterosessuale, non procreo (per ragioni biologiche, che me lo impediscono, o semplicemente perché questa e`la mia scelta di vita)? A rigore di logica, seguendo questo ragionamento, questa mia scelta riduce il mio potenziale femminile: in poche parole, non essere madre mi rende meno donna. E, infatti, queste stesse femministe puntano il dito contro le giovani donne di oggi, colpevoli, a loro avviso, di aderire acriticamente al concetto di identità di genere per compensare “un loro disagio profondo”, che si esprime nel loro debole entusiasmo alla prospettiva di avere figli. Ora, io non sono una filosofa di professione, ma penso non vi sia bisogno di sfiorare vette altissime di capacità speculativa per comprendere come questo discorso sia (mi auguro inconsapevolmente) molto, ma molto vicino al pensiero di Pillon&company. La donna, per essere veramente donna, deve essere madre, come la famiglia, per essere veramente famiglia, deve avere dei figli (affermazione pronunciata, in modo piuttosto disinvolto, da un esponente di quella destra moderata con cui oggi dovremmo accordarci). Ecco, e` anche in questo quadro che si deve inserire il dibattito sull’identità di genere, evitando di citare parzialmente gli interventi di chi vi si oppone.Mi permetto anche una considerazione di natura politica. Tranne rari casi (forse, l’unico che mi viene in mente è quello della Cuba castrista), storicamente nei contesti in cui le donne sono (state) discriminate, lo sono (stati) anche omossessuali, transessuali, ecc. Ed è per questo che, spesso, i rispettivi movimenti si sono alleati. Siamo sicure/i che rompere questa alleanza ci porterebbe da qualche parte, in un momento come questo in cui il vento (culturale) soffia decisamente a destra? Sono convinta che, se il DDL Zan non passera così com`è ora, la prossima battaglia da affrontare sarà contro un arretramento dei diritti delle donne . Molti non saranno d’accordo con me, ma questo è il mio pensiero.In ogni caso rimango fiduciosa: se la stessa maggioranza che lo ha votato alla Camera, si compatterà anche al Senato, il DDL Zan passerà. Così avremo allargato il perimetro dei diritti per tutti e tutte, a eccezione di coloro i quali fanno dell`odio e della discriminazione la propria cifra identitaria. | |