Ieri Fraschette
di Carlo Corridoni---27-01-2021 | |
Ieri sera, al TGR di Rai3, forse in occorrenza del 'Giorno della Memoria', che ricorrerebbe proprio oggi, si è parlato di una peraltro sconosciuta località del Lazio, Fraschette, appunto, sede di un campo nel quale furono concentrati i partigiani jugoslavi - di diverse nazionalità - presi prigionieri dalle nostre truppe d'invasione durante la seconda guerra mondiale. Questa località si trova nel comune di Alatri, nella vasta campagna fra Fumone e Ferentino e sfugge a qualunque più attenta ricerca stradale: è più facile raggiungerla per caso che cercarla desiderando visitarla. Ci andai tre-quattro anni fa. Si seguono le - poche - frecce di direzione e, cammina cammina, la freccia ad un tratto si inverte: la località si troverebbe tornando indietro. Ma indietro dove, se non ci si è ancora passati? Torni indietro, su e giù, giri per curve inconcludenti e Fraschette non si trova. Come se fosse nascosta. Devi proprio volerla trovare, rimossa dallo spazio come si vorrebbe dalla memoria. Già: rimossa dalla Memoria e dal Tempo! In una zona ricchissima di testimonianze storiche plurisecolari, millenarie ai limiti dell'archeologia, anzi dell'antropologia, che vengono esibite fin troppo vistosamente, assediate dalle case incombenti, in quella stessa zona le vestigia del passato recentissimo sono invece circondate già da un'atmosfera di disfacimento e corrosione, di abbandono. Gli edifici fatiscenti, invasi dalla vegetazione che li sommerge, sembrano volersi essi stessi nascondere a dispetto della loro razionale imponenza. Ho trovato infine Fraschette e ho camminato in quel silenzio di popolosa moltitudine. Unico segno di frequentazione, che ho rubato - rubato! - un paralumino di plastica, perduto o rifiutato, di quelli che si usano nelle fiaccolate: la sicura testimonianza di riti segreti, di processioni furtive che pure qualcuno aveva recentemente compiuto in suffragio dei caduti. Segni di campi scout ... Non si porta via niente da un luogo sacro, o sacrificato, ma io rimossi soltanto un ... rifiuto inquinante! In quel luogo persero la vita per fame e per stenti, spesso con le loro famiglie, molti mussulmani e cristiani ortodossi: per suggestiva e drammatica evidenza non c'erano fra loro ebrei. Ovviamente? Chissà! A rigore, forse di Fraschette, oggi, nemmen si dovrebbe parlare ... Ma ora si fa di tutto perché quel luogo si corroda da sé e perfino sparisca. Ed è normale che ciò avvenga: come, chi può difendere quella vergogna, quel canchero che affligge una campagna così virente e che impedisce perfino il suo sviluppo futuro? E' la normalità, come fu quella 'Banalità del Male' che produsse le tante Fraschette, è la normalità la forza da contrastare oggi più che mai con la MEMORIA! Oggi è il c.d. 'Giorno della Memoria', ma non è uno dei tanti giorni dell'anno dedicati via via alle categorie più disparate di 'Buoni sentimenti', quei giorni che vorremmo infarcire di buoni propositi. La memoria non infarcisce niente. La memoria non consiste nella semplice catalogazione e archiviazione di eventi da rispolverare e ricordare, appunto commemorando. La memoria consiste invece in un processo dinamico di continua elaborazione storica, di ricerca multifattoriale di spiegazioni, di congetture e di confutazioni. Mettete gli Etruschi: oggi si sa degli Etruschi più di dieci anni fa e dieci anni fa più dei cento precedenti, e cento anni fa più dei mille precedenti ancora. E tutto a dispetto della continua dispersione delle vestigia etrusche, della loro perdita e sparizione, nonostanti i più o meno casuali ritrovamenti. Che potevano sapere, gli Etruschi, di loro stessi medesimi? Disse bene Roberto Benigni: di sicuro, degli Etruschi, si sa che oggi sono tutti morti! E' la Memoria che ricostruisce e realizza - mai finalmente - la Civiltà etrusca! Ed è una Memoria che dà concretezza a materiali reali e mitici genericamente 'etruschi'. Così come la mia mano realizza un arto che nei suoi costituenti, attraverso il ricambio continuo delle sue cellule, pur conservandosi, non esiste materialmente più, non cessando mai di essere la mia mano. Cesserà la dinamica di quella memoria? Da Pulvis a Pulverem il passo è breve - una vita appena - che cesserà per mancanza di dinamica. Sorprendente come questo sia adombrato nel Genesi. Ecco allora il Giorno della Memoria trasmutarsi nella Memoria che genera i giorni e il tempo medesimo. Rileggiamoci 'La banalità del male', più volte. E rileggiamo tante volte 'Se questo è un uomo'. Di volta in volta riscopriremo quelle opere e le capiremo sempre meglio, con nuove - dicevo - congetture e nuove confutazioni, aggiungendovi l'intercorrenza nell'incessante edificazione della Memoria. Care cose. | |