Momenti di confusione
di Carlo Corridoni---12-11-2020 | |
Cari amici. Non nego di avere problemi con il conscio. Per la precisione, con la conoscenza: ho problemi con la conoscenza, sia come processo sia come prodotto del conoscere. Sono problemi che mi accompagnano praticamente da sempre e che ho deciso di non risolvere se non indefinitamente. Cioè mai. Penso che ciascuno debba fare i conti con le sue convinzioni e, ancor più con le cose che ignora, e che non abbia il diritto di angustiare per questo i suoi primi vicini. Però, l'intervento di Alberto sulle questioni d'inconscio collettivo, col cenno alle congetture di Jung e alla lettura di Baricco, mi ha provocato un bisogno di approfondimento comune - se non di condivisione - sulle caratteristiche minime di affidabilità di una nozione, di una cognizione, di un'opinione. Anche - perché no? - un'opinione politica. Politica! Mi sono detto: se c'è chi ha discettato sull'incoscio collettivo, perché non parliamo, anche modestamente, della sedimentazione del più 'verificabile' conscio collettivo? Con quel 'verificabile' che di per sé ci potrebbe far rabbrividire? Sulla 'teoria' esistono numerosissimi studi di riferimento, ormai classici in molti campi: da Heisenberg a De Finetti a Severino e Cassese. Purtroppo - ma è inevitabile - la pratica quotidiana di determinarsi in un'opinione (o una scelta) riesce abbandonata al consiglio - consiglio! - di 'Opinion Maker' improbabili. Improbabili perché etimologicamente 'non comprovati'. Non produco esempi ma, rischiando di scandalizzare alcuni, accenno alfabeticamente solo alcuni pochi cognomi, incongruenti ma, appunto, di riferimento: D'Agostino, Giordano, Saviano, Senaldi, Sgarbi, Vespa ... Scusate il disturbo. | |