Serendipity nella Scuola
di Carlo Corridoni---30-09-2020 | |
Serendipity è una parola difficile ma vale la pena d'impararla - se poi di pena si tratta - per affrontare i travagli della c.d. complessità. Se pure, ancora, di travagli si tratti! Si fa presto a dire: Parla come Mangi! La raccomandazione potrebbe anche essere pericolosa se non si escludesse il vantaggio, mettete, di Mangiare come si Parla. Totò non avrebbe mai ripetuto l'adagio 'Pure la Pazienza ha un Limite': sarebbe stato banale, ed ecco il suo genio donarci gli incomparabili 'Parla come badi!' e 'Ogni Limite ha la sua Pazienza', che ci costringono a pensare e non solo: ci inducono a pensare con profondità e allegramente. Oggi Totò sarebbe il Principe della Serendipity, della finalità raggiunta anche per errore. Tradotta in italiano, la parola anglofona, suonerebbe ancor meno chiara come 'eterogenesi dei fini' e qui il discorso s'ingarbuglierebbe di brutto: contro le teleonomie, con quei concetti inerentemente incomprensibili dei quali non si può parlarecon sicurezza. Anzi, con sicurezza non si può parlare! Oscar Farinetti, l'inventore di Eataly, racconta come la Serendipity sia all'origine dell'invenzione gastronomica - forse dell'invenzione in generale ... - mentre Massimo Piattelli Palmarini la raccomandò quale paradigma di ricerca: la lingua, che serve a deglutire, non serve pure per parlare? Per assaporare gli alimenti e vagliarne la pericolosità? Come può essere capitato? Ecco: penso che la Scuola sia una RISORSA DA VALORIZZARE e vorrei quindi introdurre il concetto di Serendipity nello studio della Scuola, delle sue funzioni e dell'organizzazione, sua e delle sue finalità. Qualunque onesto progetto o buon proponimento in fatto di Istruzione ed Educazione hanno sempre incontrato nella Scuola difficoltà insormontabili, dovute a fattori imprevedibili o imprevisti: è possibile che non si siano mai osservate - consapevolmente mi dico - funzioni cooperative virtuose che determinassero - sia pure per errore - finalità premiali? Da molte generazioni la Scuola sembra creare disoccupati intellettuali, e il personale che assorbe appare come costituito da intellettuali disoccupati, ma questo non è vero né localmente né in generale, e chi tendesse a perpetuare questa apparente circostanza - pur plausibile - assolutamente non dovrà mai più avere alcuna funzione politica. Mettiamo l'imminente concorsone: chi non vi riconosce l'inerente 'eterogeneità dei fini', la serendipity? Possibile che non si riesca a svilupparne la massima positività? E' una 'toppa a colore'! Anzi, è la toppa su un precedente rattoppo, sicché da parte di qualcuno potrebbe essersi persa di vista la funzione dell'indumento di partenza: erano calzini? Brache oppure mutande? Era la Scuola. E basta con le toppe! | |