Verso una sintesi
di Carlo Corridoni---15-05-2020 | |
Ieri ho ricevuto da Lucia la nota di convocazione della teleconferenza di lunedì prossimo e, visto l'approfondimento di quanto prodotto-sedimentato dalla precedente, vorrei contribuire allo sviluppo di una proposta che Raffaella ha presentato sia oralmente lunedì scorso sia per scritto, ieri, su questa 'rubrica'. Non sarà sufficiente un altro incontro a distanza, occorreranno magari uno o due seminari, ma forse dall'elaborazione d'un prodotto di sintesi può uscire un rafforzamento della nostra Associazione. Se non, addirittura, un'istantanea del nostro composito - diciamo così - profilo identitario. Ovviamente, per un lavoro così gravoso e delicato, ci dovremmo attrezzare anche organizzativamente e non limitarci ciascuno a dare indicazioni verbali, bensì ad agire, a dare la disponibilità, per esempio, anche nella redazione di documenti, appunto, 'di sintesi'. Mi rimase molto impresso il lavoro fatto a suo tempo da Alberto sul manifesto di Carlo Calenda, sul quale ci esprimemmo pure collettivamente. Non saremmo quindi nuovi ad operazioni del genere, ed offro fin da ora la mia disponibilità. In ordine alle questioni sollevate dall'epidemia, vorrei mettere a fuoco le situazioni di contrasto-conflitto che già accennai, a diverse riprese, negli incontri precedenti: 1. Il conflitto interiore di ciascuno di noi, fra le dimensioni personali e quelle sociali dei problemi connessi alla 'sicurezza', sollevati direttamente e indirettamente dall'epidemia. 2. il conflitto sociale-demografico. In prima approssimazione, i più esposti fisicamente sarebbero anche i socialmente meglio 'tutelati', almeno rispetto ai più esposti economicamente, che uscirebbero invece quasi indenni dal contagio. Salvo i non rari casi in cui con la pensione d'un anziano (o sulle sue risorse) vivano (male) figli e nipoti. Questo contrasto mette a conflitto le fasce giovani della popolazione con quelle anziane. 3. Il conflitto fiscale. Si sa da anni che un terzo dei redditi da lavoro sono 'in nero', vale a dire esentasse. Ora, fra i maggiormente colpiti dalle conseguenze della profilassi, ci sarebbero - ma in misura non bene accertabile - proprio questi lavoratori 'in nero', al cui aiuto si provvederebbe proprio a carico di quell'erario al quale tanto poco hanno in passato contribuito. Dunque chi, bene o male, ha pagato le tasse contribuirà alle provvidenze in favore di soggetti proverbialmente poco solidali. Qui la beneficenza non c'entra niente: è questione di tenuta dello stato di diritto nell'erogazione del welfare sufficiente. Ecco: sufficiente o necessario? Risolutivo o concorrente allo scopo? 4. Il conflitto culturale. Sempre in prima approssimazione, i cittadini saranno soccorsi con elargizioni una tantum - o con servizi ad hoc - oppure col sostegno al lavoro stabile, contrattualizzato? Su questo discrimine si fronteggeranno atteggiamenti culturalmente opposti, e si riproporranno contrasti ideologici trasversali agli schieramenti politici. Ma anche (!) altri inquietanti profili di divaricazione e/o d'intesa: fra le forze sociali, fra imprenditori e lavoratori, fra occupati e disoccupati, fra inclusi ed esclusi. 5. Il conflitto generazionale. Quasi fossero fantasmi, circoscritti dalle strutture protettive ma carcerarie delle famiglie, tutti i cittadini al disotto dei diciott'anni sono di fatto deprivati di qualunque effettiva considerazione sociale, a partire dall'istruzione e formazione professionale per arrivare al medesimo esercizio delle corporeità. E poi la condizione di chi vive giorno per giorno, che non tanto è coinvolto nel 'vissuto quotidiano' quanto dal 'defunto quotidiano': le decine e decine di migliaia di vecchi in condizioni di deposito pre-mortuario. Molto si parla di un nuovo nuovo New Deal, ma si sa esattamente di cosa si tratti, di quale Patto Sociale lo circoscriva, in assenza di qualunque proposta politica, locale o globale che sia? Scusate la lungaggine, veramente s'è fatto tardi. | |