Perché la scuola online non crei disuguaglianze
di Carlo Corridoni---21-04-2020 | |
Prendo questo titolo pari pari dalla Rassegna Stampa di oggi. Il termine online significa online, non traduce nessuna parola italiana, però evoca connessione, comunicazione, protocollarità: tutte parole di inclusione e socialità. Perché, a scuola, l'online dovrebbe 'creare' disuguaglianze, per di più, temo, nuove? In realtà le disuguaglianze non le crea ma acuisce quelle che ci sono già: sia quelle accessorie sia quelle essenziali. E, cosa più grave, le ricombina in maniera tale che potrebbero non riconoscersi più per mettervi rimedio. La disuguaglianza accessoria è indotta dal livello sociale dell'individuo, dalla disponibilità di risorse materiali e culturali, da questioni, insomma, che non dipendono dalla sua specifica persona. La disuguaglianza essenziale, invece, attiene alla personalità dei soggetti, ai loro stili d'apprendimento, alla sensibilità in relazione a specifici contenuti e metodi d'insegnamento. A problemi d'interfacciamento personale. Va da sé che, mentre sarebbe opportuno rendere l'apprendimento indipendente dalle disuguaglianze accessorie (che desidereremmo quindi perfino nulle), le disuguaglianze essenziali, inerentemente inevitabili, e giustamente inevitabili, costituiscono invece un punto speciale di attenzione della c.d. funzione docente. Studenti dalla scarsa attitudine alla socialità potrebbero perfino apprendere meglio attraverso un contatto mediatico con la docenza online, e supererebbero brillantemente prove strutturate di verifica, ovviamente online anch'esse. Tenete conto come tutti gli studenti siano portatori di caratteristiche d'apprendimento loro proprie, e abbiano diritto alla loro valorizzazione - almeno nella fascia dell'obbligo scolastico e formativo - e ditemi se l'online, nelle condizioni normative in cui verrà erogato l'insegnamento, potrà conseguire mai un congruente risultato d'apprendimento. Tenete ancora conto come ancora non abbiamo parlato di risultati di apprendimento in termini di competenze, ma solo genericamente di saperi, più o meno integrati, più o meno circoscritti nelle discipline. Penserei alla lezione online organizzata come finora si fa nei laboratori linguistici, ma i mezzi d'interlocuzione disponibili a casa oggi la rendono ardua, soprattutto al docente. Che dovrebbe ricevere quella formazione che ora non può improvvisare da solo. Lo studio a distanza è certo una risorsa in fatto di contenuti cognitivi, ma non può sopperire al valore formativo che ha la discussione in sé. Che conferisce competenza. Dopo lo studio individuale e il confronto collettivo di quanto appreso, si cresce solo attraverso l'astuta formulazione di domande e l'interpretazione più probabile delle risposte date dall'esperto. | |