Il Presidente del Consiglio e l'epidemia di coronavirus
di Stefania Farinelli---01-03-2020 | |
Come molti cittadini, abbiamo, sicuramente rilevato le doti di versatilità, d'inizio dimostrate dal Presidente del Consiglio, che, da esperto di problematiche, di carattere civilistico, si è, di seguito, dedicato all'impegnativa gestione delle più coinvolgenti questioni, di carattere nazionale. Successivamente, il Professor Conte ha dato prova di ulteriore adattabilità, passando, dopo il proclama di agosto 2019 dell'Onorevole Salvini, più noto come il messaggio del Papeete, dalla guida di un governo giallo/verde, alla leadership di una compagine giallo/rossa, di cui, nei fatti, il medesimo Onorevole Salvini è stato l'autentico sponsor. A gennaio, l'epidemia di coronavirus, che ha colpito il nord l'Italia in particolare, ha messa a dura prova la tenuta del Governo che, a febbraio, al reiterato attacco dell'Onorevole Salvini, si è, per forza di cose, naturalmente rafforzato, in quanto, in momenti di crisi, una chiamata alle urne sarebbe stata la peggiore soluzione, abbandonando,durante il periodo elettorale, la nazione in uno stato, di deplorevole confusione. Non è detto, tra l'altro, che dalle improvvide iniziative dell'Onorevole Salvini, non ne derivi, contestualmente, al medesimo, un probabile calo di consensi, che potrebbero, probabilmente, indirizzarsi verso lo schieramento rivale, guidato dall'Onorevole Meloni, più equilibrata e decisamente guardinga, nei riguardi dell'epidemia di coronavirus. Tuttavia, a fine febbraio l'imperturbabilità del Professor Conte è venuta, improvvisamente a cessare e, come spesso capita, il Presidente del Consiglio se l'è presa con il più mite dei Governatori, Attilio Fontana, lo stesso che, alla maliziosa domanda della Dottoressa Merlino, concernente l'intesa fra Governo e Regione Lombardia, nella trasmissione televisiva" l'aria che tira" aveva tenuto ad assicurare la massima collaborazione e seguito alle indicazioni del Governo centrale. La contesa è prontamente rientrata e fatto posto ai nervi saldi e e ai reiterati sforzi, volti alla tenuta del Paese, che alla prova di un'epidemia, della quale poco si conosce e ovviamente, molto si teme, ha risposto, comunque, senza gravi isterismi. Tuttavia, se, da parte del Governo, prossimamente, si proporrà agli Organi Comunitari, di escludere dal computo delle spese di bilancio, quanto destinato a supporto dell'economia nazionale, la UE, sia pur non avara di riconoscimenti nei riguardi dell'Italia, è stata, purtroppo, silente nei riguardi di questa seria crisi sanitaria, che sarebbe stata tenuta, correttamente, a disciplinare. Per altro, vano sarebbe appellarsi, nella gestione di questa grave emergenza, alla cosiddetta capacità dell'Italia di fare fronte a situazioni d'improvvisa difficoltà, con lodevoli improvvisazioni. Sarebbe il caso invece, di prevedere una gestione oculata e preveggente, che le norme costituzionali del Titolo V° della Costituzione, articoli dal 114 al 133, legge costituzionale 3/2001, non sembrano, attualmente assicurare, e, per evitare, in assoluto, la gestione dell'emergenza, al cosiddetto "ordine sparso", attribuendo allo Stato, la LEGISLAZIONE ESCLUSIVA, in materia igienico/sanitaria, ampliando e integrando il capoverso q dell'articolo 117, che recita, nel caso di legislazione esclusiva, e parla, genericamente, di profilassi internazionale e non di epidemie o problematiche igienico/sanitarie: q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale | |