Cogito ergo... digito

Sulla libertà d'espressione e sulle regole democratiche in genere, io seguirei il precetto voltairiano, che pressappoco dice: 'Non la penso come te ma sarei pronto a dare la vita perché tu possa esprimerti'. Proprio la vita, ci devo pensare un po', ma come potrei mai negare un contributo economico, anche a chi avesse vedute non proprio coincidenti con le mie?
Il mio finanziamento, però, sarebbe personale, come già è personale la mia destinazione dichiarata sul 730: un finanziamento volontario e dedicato, anzi indirizzato.
Delle mie risorse - dedotte le tasse - posso (ancora) fare infatti ciò che voglio; cosa che mi è impossibile semplicemente volere in tema di finanziamento pubblico: con soldi che non sono miei ma chesonoditutti. Che sono, appunto, di tutti, ben più di uno solo, e che non sono a disposizione di tutti, come fossero res nullius!
In fatto di rimborsi elettorali, facciamo una passeggiatina, anche su Wikipedia, per controllare a che punto siano, a distanza di anni, i processi sui tanti abusi commessi da storici tesorieri, celebri faccendieri, famiglie, cerchi magici eccetera.
Per il finanziamento pubblico dei partiti, cioè con prelievo sull'imposizione generale da parte dello Stato, occorrono leggi ben fatte e congegnate in modo d'essere giuste e 'rispettabili': cioè realmente 'uguali per tutti' e applicabili dai soggetti interessati senza che possano essere interpretate, da essi e dai magistrati, in un'infinità di gradi di giudizio.
Credo che partiamo da un assunto debole: quello che il finanziamento pubblico elimini la corruzione, i c.d. 'traffici d'influenze', le nomine ad personam, perfino le raccomandazioni semplici. Come quella, insopportabile, per trovare un posto di lavoro, sia pure a un figlio di politicante.
Non discuto sul fatto che la democrazia si possa perdere 'poco a poco' ma rifletto su come implementarla 'poco a poco', e risarcirla dove si sia guastata, cominciando a riconoscere gli errori del passato e i danni subiti. Danni neanche ancora esattamente quantificati!
Per esempio da Tangentopoli, dal Nuovo Titolo Quinto della Costituzione, dalle Competenze concorrenti fra stato e Regioni, dal sistema berlusconiano di governo.
Per discuterne, siamo Iscritti a Parlare!
Buona serata a tutti.

Finanziamento dei partiti di Carlo Corridoni---01-12-2019
Sulla libertà d'espressione e sulle regole democratiche in genere, io seguirei il precetto voltairiano, che pressappoco dice: 'Non la penso come te ma sarei pronto a dare la vita perché tu possa esprimerti'. Proprio la vita, ci devo pensare un po', ma come potrei mai negare un contributo economico, anche a chi avesse vedute non proprio coincidenti con le mie? Il mio finanziamento, però, sarebbe personale, come già è personale la mia destinazione dichiarata sul 730: un finanziamento volontario e dedicato, anzi indirizzato. Delle mie risorse - dedotte le tasse - posso (ancora) fare infatti ciò che voglio; cosa che mi è impossibile semplicemente volere in tema di finanziamento pubblico: con soldi che non sono miei ma chesonoditutti. Che sono, appunto, di tutti, ben più di uno solo, e che non sono a disposizione di tutti, come fossero res nullius! In fatto di rimborsi elettorali, facciamo una passeggiatina, anche su Wikipedia, per controllare a che punto siano, a distanza di anni, i processi sui tanti abusi commessi da storici tesorieri, celebri faccendieri, famiglie, cerchi magici eccetera. Per il finanziamento pubblico dei partiti, cioè con prelievo sull'imposizione generale da parte dello Stato, occorrono leggi ben fatte e congegnate in modo d'essere giuste e 'rispettabili': cioè realmente 'uguali per tutti' e applicabili dai soggetti interessati senza che possano essere interpretate, da essi e dai magistrati, in un'infinità di gradi di giudizio. Credo che partiamo da un assunto debole: quello che il finanziamento pubblico elimini la corruzione, i c.d. 'traffici d'influenze', le nomine ad personam, perfino le raccomandazioni semplici. Come quella, insopportabile, per trovare un posto di lavoro, sia pure a un figlio di politicante. Non discuto sul fatto che la democrazia si possa perdere 'poco a poco' ma rifletto su come implementarla 'poco a poco', e risarcirla dove si sia guastata, cominciando a riconoscere gli errori del passato e i danni subiti. Danni neanche ancora esattamente quantificati! Per esempio da Tangentopoli, dal Nuovo Titolo Quinto della Costituzione, dalle Competenze concorrenti fra stato e Regioni, dal sistema berlusconiano di governo. Per discuterne, siamo Iscritti a Parlare! Buona serata a tutti.