Quando la coscienza sociale si eclissa...
di Sergio Poli---22-05-2019 | |
A fronte della incidenza negativa delle sofferenze personali e sociali estremamente diffuse, capaci di produrre lacerazioni profonde, si auspica un’azione politica capace di vedere, giudicare ed agire, nelle diverse fasi in cui si declinano la gestione e l’operatività ordinarie: pianificazione, tempistica, responsabilità, azioni specifiche e mirate, monitoraggio e verifica dei risultati. Inoltre, atteso che la forma è sostanza e perché l’albagia non sia la costante del non dialogo, deve radicarsi la consapevolezza che pur a fronte di preliminari dinamiche di confronto tese a sviluppare una comunione delle differenze, va perseguita un’unità di intenti nella prospettiva di una ‘diversità riconciliata’. Ciò che rende rigido o pregiudica lo sviluppo di un processo sono spesso i vissuti “da creditori” degli interlocutori motivati a non cedere terreno. La mediazione possibile, quindi, è quella che non si fissa sui fatti o sulle posizioni pregresse, ma che si batte per avviare un processo che consenta lo sviluppo dell’azione. Se attraversati dal segno della giustizia e dal perseguimento del bene comune, i conflitti hanno esiti vivificanti sia quando sorgono da richieste che attengono a beni e servizi sociali sia quando attengono al riconoscimento dei diritti soggettivi . Sulla base dell’auspicabile premessa metodologica, alcune domande pro-vocanti… - Come favorire un costruttivo dialogo politico a fronte delle persistenti tensioni sociali? - Come promuovere dinamiche di partecipazione da parte dei cittadini? - Possono queste ultime evolvere anche in esperienze di democrazia deliberativa? - Come la nostra Associazione, che già esprime intelligenze vivaci e capacità di interlocuzione istituzionale, può assumere un profilo più operativo? | |