la storia e la nausea
di Carlo Mari---04-04-2019 | |
Forse un giorno, auspicabilmente non troppo lontano nel tempo, qualcuno scriverà la storia del ruolo che ha avuto la gogna mediatica (e ci limitiamo a definirla così) nelle vicende politiche dell’Italia di questo ultimo decennio del Duemila. La storia di chi ha cambiato le sorti della stagione politica italiana cavalcando scientificamente una comunicazione violenta, manipolatoria, falsificante, che ha abbattuto personalità, persone, esperienze politiche, culturali ed umane di vario tipo e segno. E tanto meglio se si trattava di donne, che è bene restino al loro posto, subalterno – a dire poco. La storia di chi si è accodato, con il proprio connivente ed interessato silenzio o con la propria consapevole ed interessata abdicazione ai più elementari principi dello stato di diritto. La storia dell’urlo televisivo come di quello giornalistico o politico/parlamentare che hanno segnato vicende politiche ed elettorali; e che – cosa più grave – hanno concorso a modificare il profilo antropologico culturale di una società, in direzione dell’imbarbarimento, dell’odio e del rancore, elevati al rango di valori nella vita della polis. La storia di chi, pur di fronte ad assoluzioni ripetute o ad archiviazioni per mancanza di reale materia prima giudiziaria, mantiene ed ostenta non solo un proprio rifiuto di chiedere scusa (per carità, lo sappiamo bene, pratica del tutto sconosciuta) ma una propria pervicace rimozione dei fatti, in politica come nella informazione. Tanto quello che conta, e che contava, era vincere una battaglia di potere, a volte neanche di partito ma del tutto personale. Altro che “il fine giustifica i mezzi” di machiavelliana – presunta - memoria. Qui i mezzi si fanno essi stessi fine, sostanza, storia. Ed ancora c’è, anche fra i bravi cittadini, chi ritiene che la battaglia per la difesa dello stato di diritto - e di una informazione che ne sia rispettosa e garante assoluta - non rappresenti una priorità. Perché c’è ben altro a cui pensare. Solo che senza quello scenario di contesto, il ben altro finisce come finisce. Come sappiamo, Come vediamo. In termini di civiltà, di democrazia, di libertà, di umanità. Auguri a noi tutti. Amen | |