L'istruzione nel Titolo V della Costituzione: le richieste delle regioni
di Maria Teresa Iannitto---05-03-2019 | |
Carlo Mari ha ricordato lo scopo dell’associazione che è quello di approfondire, analizzare, confrontarsi. Gli appelli e le petizioni non hanno questa finalità: in genere chiedono un’adesione senza sfumature, né possibilità di interazione. La questione dell’autonomia regionale rafforzata non ha ancora un testo sul quale poter sviluppare un’analisi. Pare comunque che, relativamente all’istruzione, e in particolare sulla gestione del personale, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna abbiano posizioni differenti. Il Titolo V (l.cost.3/2001), su cui si basa la richiesta di queste regioni, è stato confermato da ben due referendum: è dunque una possibilità pienamente legittimata. Relativamente alla frantumazione del sistema di istruzione nazionale c’è da dire che purtroppo i dati sulla dispersione, sugli esiti delle prove INVALSI e dei test OCSE PISA, sul numero dei giovani che non studiano e non lavorano, sulla distribuzione dei livelli dei titoli di studio nel nostro paese, dimostrano una forte diseguaglianza territoriale. Questi aspetti velocemente ricordati dovrebbero indurre a riflettere con cautela e a porsi domande sul perché ad esempio non sia mai stato affrontato il tema della definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni relativamente all’istruzione, sulla mancata rappresentanza e consultazione delle istituzioni scolastiche autonome che pure risultano tra gli enti di rilievo costituzionale (i comuni hanno l’ANCI ad esempio), del perché una gestione unitaria e centralizzata del personale scolastico produca a livello territoriale situazioni così difformi. Insomma la questione è complessa e come spesso accade quando si parla di scuola si preferisce sventolare bandiere piuttosto che affrontare i problemi e provare a cercare le soluzioni. Perciò un appuntamento come quello in programma per lunedì 11 è una preziosa occasione di approfondimento e confronto senza pregiudizi. | |