Che cosa è diventata negli anni la scuola italiana
di Alberto Galanti---11-03-2018 | |
Qualcuno penserà che sono un fan di Ernesto Galli Della Loggia. Non è così. Molti suoi articoli non suscitano in me alcun desiderio di discussione. Qualche volta però ci trovo, ben dette, le cose che penso io. Qui prendo a prestito le sue parole, estratte da un lungo editoriale uscito alcuni anni fa sul Corriere della Sera. Siccome non credo che le cose siano cambiate molto, chiedo a quanti nella nostra associazione hanno a che fare con la scuola di commentarle, se lo riterranno utile. 'Che cosa è diventata negli anni la scuola italiana lo si capisce guardando all’Italia di oggi. Un Paese che non legge un libro ma ha il record dei cellulari, con parlamentari semianalfabeti e incapaci di parlare l’italiano, dove prosperano illegalità, corruzione e comportamenti che denotano mancanza di spirito civico. Si illude chi crede che a tutto ciò si rimedi con «l’educazione civica», «l’educazione alla Costituzione», «l’educazione alla legalità» o cose simili. A ciò si rimedia con la cultura, con un progetto educativo articolato in contenuti culturali mirati a valori etico-politici di cui l’intero ciclo scolastico sappia farsi carico. Un progetto educativo che non si faccia sedurre, come avviene da anni, da qualunque materia abbia il sapore della modernità, inzeppandone i curriculum scolastici a continuo discapito di materie fondamentali come la letteratura, le scienze, la storia, la matematica. Oggi giungono in gran numero all’Università studenti incapaci di scrivere in italiano senza errori di ortografia o di riassumere correttamente la pagina di un testo. All’imbarbarimento che incombe sulle giovani generazioni si rimedia creando nelle scuole un’atmosfera diversa da quella che vi regna da anni. In esse, complici le famiglie, inseguendo un impossibile rapporto paritario tra chi insegna e chi apprende, domina un permissivismo sciatto, un’indulgenza rassegnata. Ogni obbligo disciplinare è divenuto opzionale o quanto meno negoziabile, e l’autorità di chi sta dietro la cattedra un orpello. Mentre su ogni scrutinio pende sempre la minaccia di un ricorso al Tar.' Ernesto Galli della Loggia - Corriere della Sera - 8 marzo 2015 | |