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Coronavirus, allarmismi e precauzioni
26-02-2020 |
A proposito di allarmismi e/o precauzioni, dopo aver sentito stamattina a Primapagina la telefonata di un ascoltatore che reclamava “meno matematica e più logica”, (ma forse lui intendeva dire non “logica”, ma buon senso, o meglio ancora il
“senso comune” di manzoniana memoria), ascoltatore per di più assecondato dal giornalista di turno, ho deciso che una rubrica dedicata ai numeri non poteva più ignorare il coronavirus.
E così, eccoli qua, i numeri.
80 239 sono i “positivi” confermati a livello globale, secondo
l’ultimo report della WHO (di ieri, 25 feb 2020).
Sì, ma quanto si rischia di morire, se si prende l’infezione?
Il 2,8% se uomo, l’1,7% se donna, sempre a livello globale
Rischiate tanto se siete anziano, e molto meno se siete giovane: 3,6% i sessantenni, 8% i settantenni, 15% gli ottantenni.
La cosa curiosa è che in Italia il rapporto fra morti e infettati è un po’ più alto di quello globale: a ieri (stando al report WHO) era il 3%, senza disaggregazione per sesso.
Sì, ma uccide di più l’influenza, si dice. Vero, se si confrontano solo i numeri assoluti. I morti per influenza nell’ottava settimana della sorveglianza stagionale sono stati 33 (il triplo dei morti per coronavirus, approssimativamente nella stessa settimana), ma gli “infettati” per influenza erano circa 650 mila, e non certo i 300 infettati del coronavirus
Quanti morti avremmo, con un tasso di mortalità del 3%, se si infettasse anche solo un milione di persone per coronavirus, e non i 6 milioni che ogni anno si prendono l’influenza? Volete saperlo? Prendete la calcolatrice: il 3 per 100 di un milione farebbe 30.000. Sono pochi 30 mila morti? Prevalentemente vecchi, d’accordo, ma visto che appartengo alla categoria, preferirei prolungare il mio soggiorno in questa valle di lacrime.
Senza allarmi (che tanto non servono), preferisco appartenere, convintamente, a quelli che le precauzioni le prendono sul serio.
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