Dopo Ventotene
27-03-2025
La bagarre fatta ad arte su Il Manifesto di Ventotene, almeno ha fatto chiarezza su due punti che riguardano direttamente la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: il primo, è che è stata fatta fuori la melina, tutta a sinistra, tra politici e molta stampa secondo la quale, prima o poi Meloni si sarebbe dovuta professare antifascista rinnegando la sua matrice nostalgica. Con l'avvicinarsi del 25 aprile si eviterà il riaccendersi di polemiche inutili su questo. L'altra questione, ormai chiara, è che al momento di entrare pigramente alla riunione del Consiglio europeo di qualche giorno fa, Meloni abbia voluto sottolineare con un atteggiamento di quasi disimpegno o boicottaggio sui temi dell'Europa federata e unita, che lei preferisce l'Europa delle nazioni a quella federata. Un ritorno al passato.
Si evince la sua tendenza o tattica politica tesa a deviare dai temi più urgenti con proposte fuori contesto, ad evitare la partecipazione ai vertici, al galleggiamento tra USA ed Europa, alla preferenza per le video-conferenze dove è più possibile defilarsi ed evitare un eventuale protagonismo politico. Si attiva se conviene. In attesa che il suo Capo politico, Donald Trump, la autorizzi verso le scelte e la tratti con favore sui dazi, o almeno su alcuni prodotti, che il 2 aprile cadranno sull'Europa.

L'attacco all'Europa di Trump e del suo staff, in verità, era già iniziato da alcune settimane, con uno stile verbale diretto, fuori da ogni galateo, definendo gli europei parassiti e scrocconi. Il recupero di questi toni inappropriati non sarà facilissimo e peseranno come macigni, e rimarranno impressi almeno per tutta la durata della legislatura trumpiana. La ricchezza economica europea ha svegliato gli appetiti di USA, Russia e Cina, non solo per la capacità economica degli europei di acquisire beni e servizi ma anche per quella di onorare i debiti che si contraggono attraverso gli scambi commerciali.
I dazi in arrivo colpiranno non solo le auto importate negli USA ma anche i prodotti farmaceutici, il legno e i prodotti alimentari. L'assottigliarsi delle vie commerciali, come già accaduto tra due guerre del del XX secolo, è il primo viatico per accendere le ostilità tra paesi. Le tensioni che si creano in ambito commerciale condizionano anche le relazioni internazionali, e i meccanismi protezionistici e il nazionalismo spingono alle guerre che diventano un chiaro strumento per l' accaparramento delle risorse. Come già sta accadendo alle aziende che per le necessità produttive e tecnologiche chiedono di accedere a specifiche risorse (le terre rare) necessarie per produrre soprattutto prodotti Hi tech , farmaceutici e per l'automotive.

L'ostilità degli USA nei confronti dell'Europa ha portato a reazioni rapide tra i paesi europei alleati. Il vertice di Parigi di oggi, 27 marzo, indetto dal presidente francese, Emmanuelle Macron, a cui hanno partecipato 31 paesi (compresi Italia, Canada e Turchia), è un esempio di come si vada costruendo l'unità europea pensando alla difesa comune. Francia e Inghilterra guideranno la forza di rassicurazione, anche senza unanimità con gli altri paesi. La partecipazione al summit di Meloni è forzata ma si è accodata per non rischiare l'isolamento. L'Italia, autoreferenziale e sempre insofferente alle iniziative di Parigi, aderisce alla proposta di coinvolgimento dell'ONU nelle attività di monitoragggio per la cessazione della guerra in Ucraina senza inviare soldati, e di prevedere la NATO nel ruolo di difesa dei confini europei, in cui è già inserita.

Del riemerso protagonismo della UE, ne beneficia l'Ucraina che avendo già subito l'abbandono degli USA , si sta già rivolgendo all'Europa per ottenere l'aiuto militare e umanitario che serve. Macron anticipa già 2 miliardi di budget per gli aiuti.

Intanto la Russia continua a colpire le città ucrainee e a seminare lutti. Insieme all'America si sta spartendo l'Ucraina che sempre di più vedrà investimenti infrastrutturali degli USA sul suo territorio.
Mosca dopo avere ottenuto la ripresa di un diverso riconoscimento tra le potenze mondiali e lo sdoganmento da paese terroristico a grande potenza, adesso chiede anche l'eliminazione delle sanzioni agricole dagli USA e la ripresa dello swift (un sistema di pagamenti che semplifica i pagamenti all'estero, quasi diretti tra stati diversi) nelle transazioni internazionali.

L'intesa di Riad registra uno stallo per l'ingordigia della Russia che vuole continuare a erodere territori attraverso la guerra e la ripresa degli scambi internazionali.
In questo contesto, è estremamente chiaro che non è l'Europa, ultimo faro di libertà e presidio di democrazia, che ha tradito lo spirito atlantista ma gli USA che da una parte si allontanano dai paesi europei, dall'altra sperano nel distacco della Russia dalla Cina.
Un discorso miope, che non tiene conto che le due potenze sono troppo in grado di piroette diplomatiche di altissimo livello ma non incomprensibili, due mondi destinati a rimanere alleati e ostili , anche dopo la fine della guerra in Ucraina.
In campo, le loro affinità di ruolo e gli scambi commerciali.