In ripresa la retorica degli uomini forti, gli altri devono accodarsi
14-02-2025
E' in corso una sorta di comunicazione serrata e in parte nascosta tra i due autocrati, Donald Trump e Vladimir Putin, che tradisce le loro vere intenzioni e il desiderio preesistente di entrambi di incontrarsi per parlare di questioni internazionali. Si sono annusati e riconosciuti, come gli unici depositari del verbo della politica interna ed estera. Forza e prepotenza sono i vettori immediati che muovono questo tipo di strutture mentali. Erano in attesa di incontrarsi per mettere fine alle due guerre,in Ucraina e a Gaza, con le buone o con le cattive. Gli altri interlocutori, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nonostante la sua presenza alla Conferenza per la Sicurezza di oggi di Monaco (quasi messo ai margini fino a ieri), e l'Europa e i paesi arabi, sono tagliati fuori e destinati ai titoli di coda di questa bagarre impressionante.
Anche se i leader di queste potenze mondiali dimostrano risentimento e protestano per essere stati esclusi dal negoziato, alla fine, si teme, dovranno piegarsi e accettare le decisioni di Trump e di Putin.
E' un enorme cambio di paradigma per i paesi europei, la forza plasma il diritto e non viceversa sottintendendo che ogni paese deve provvedere alla sua difesa con le proprie forze.
E' venuto meno quel sistema di relazioni internazionali intermediate da enti come ONU e CPI che imponevano le regole del diritto, un modo regolatorio ricco di possibilità a cui l'Occidente evoluto era abituato e faceva appello in caso di controversie, ma che adesso sembra quasi smantellato del tutto.

Gli obiettivi più importanti degli Stati Uniti sono costituiti dall'accordo economico con Zelensky per lo sfruttamento delle terre rare (per 500 miliardi di dollari) di cui è ricco il sottosuolo ucraino in cambio di aiuti militari ed economici, e il progressivo allontanamento dell'America dallo stato di dipendenza dell'Europa, di cui Trump denuncia lo sbilancio in termini economici e militari già da tempo. Si registra un avanzo commerciale import/export a favore dell'Europa di circa 198 miliardi di euro.
La ragione di questo piano strategico è da ricercare soprattutto nella priorità assoluta che gli USA danno alla sfida con la Cina , nel quadrante Indo-Pacifico. Lo sforzo è contenere la Cina il più possibile nel suo spazio commerciale e geopolitico. Ma nello stesso tempo è un evidente errore politico - strategico allontarsi da partners alleati che condividono gli stessi valori e le stesse politiche commerciali.
In questo, si ravvisa un eccesso di preoccupazione, visto che tra pochi decenni la Cina conterà meno della metà della popolazione di oggi. E se la demografia ha un senso, minori saranno le sue pretese di dominio.

L'altro tema sensibile, fuori dal tavolo della trattativa, è la mancanza di garanzie di difesa dei paesi alleati europei e soprattutto dei paesi orientali che condividono più tratti di confine con la Russia. Tale preoccupazione aleggia e spaventa poiché l'intesa si fonda sul divieto dell'Ucraina di entrare nella NATO e sulla possibilità che questo allenti la pressione dell'alleanza atlantica verso Est. Sarà probabilmente richiesto all'Europa uno sforzo economico che va oltre il 3% del PIL per affrontare le spese per la difesa e all'Ucraina l'accettazione dei territori occupati dai russi nel Donbass.
Il prezzo pagato di migliaia di morti sarà presto dimenticato e considerato, come sempre, solo un effetto collaterale della guerra.
Sull'onda di tali preoccupazioni, la diplomazia europea comincia a muoversi. Il discorso di oggi della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nonostante gli sparigliamenti sullo scenario internazionale, comunica un nuovo senso di responsabilità politica ed istituzionale della UE che impronterà l'azione politica e le nuove iniziative in risposta anche ai dazi in arrivo. Il Presidente francese, Emmanuelle Macron , già qualche giorno fa, ha dichiarato l'impegno della Francia a fare la sua parte, e il ministro Jean Noel Barrot ha già convocato un vertice con i ministri dei paesi europei di Germania, Spagna, Gran Bretagna, Polonia includendo l'Ucraina. Parteciperà anche l'Alto Rappresentante , Kaja Kallas e Rubilius della Commissione Difesa, per discutere dell'esclusione dagli accordi dell'Ucraina e di come i negoziati non dovranno condizionare le aspirazioni di pace dell'Europa.