La furia di Israele
16-10-2024
E’ difficile capire se il governo di Israele ritiene che continuare l’eccidio di palestinesi, adesso anche dei libanesi, dei siriani puntando all’Iran, potrà ribaltare a suo favore le sorti del conflitto per diventare paese egemone, con un territorio più ampio per accogliere gli ebrei che chiedono una terra dove stare. Per adesso le parti stanno procedendo per attacchi di ridotte dimensioni.
Israele soffre di una effettiva situazione di assedio da 75 anni, cioè dal momento in cui sono stati delineati i confini dall’ONU (dopo la Shoa sofferta in Europa), e sono stati definiti anche quelli della Palestina mai accettati dalla popolazione, per via della Naqba del 1948 che comportò lo sfollamento dei palestinesi dalla loro terra.
La premessa delle origini non crea la giustificazione di voler dare una terra agli ebrei contro tutto e tutti, e neanche l’attitudine e la scelta dei palestinesi di continuare a lanciare razzi contro le postazioni israeliane. Il negoziato per stabilire i termini giuridici della nascita di due nazioni distinte è stato interrotto più volte. Rabin e Arafat sono stati uccisi, così come adesso non sono stati permessi Gli accordi di Abramo tra Israele e Arabia Saudita, attraverso l’atto di guerra aberrante contro Israele del 7 ottobre 2023.
Entrambi i popoli sono rimasti arroccati sul sogno di occupare i territori che si trovano in mezzo, dalla terra al mare, mentre i dirigenti politici tengono stretto il potere e le loro prestigiose carriere.

Il massacro delle popolazioni che l’esercito israeliano sta commettendo non significherà avere la meglio. La sua strategia militare non è fatta di operazioni chirurgiche per eliminare i capi delle organizzazioni terroristiche di Hamas e di Hezebollah ma per colpire specificatamente le popolazioni e tutti coloro che sono testimoni e si oppongono al suo disegno.

Ci sono due questioni che Israele non valuta.
La prima è che il genocidio delle popolazioni coinvolte è il problema dei problemi, mobilita i giovani e i media di tutto il mondo a favore di Gaza e, adesso, del Libano, considerato un’altra Gaza. Già ci sono un milione di sfollati, di cui 400 mila bambini. L’isolamento internazionale è già al massimo.
L’altro tema è il disegno colonialista dei coloni più oltransisti e dell’estrema destra israeliana. Che dovrà fare i conti con il diritto internazionale, l’ONU (al momento con capacità di intervento ridotte) e i paesi dell’area che si oppongono. Dopo le elezioni americane, sarà intimato all’esercito israeliano il ritorno a casa e la restituzione delle postazioni libanesi occupate.
Tutto questo dopo aver ucciso migliaia di persone.
Anche l’attacco all’UNIFIL, organizzazione criticata perchè coinvolta in accordi con Hezebollah per la gestione del territorio, risulta una strategia controproducente. Ha alienato l’appoggio di paesi amici come Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Italia e USA.
La violazione del diritto internazionale che provoca gravi crisi umanitarie potrebbe ancora provocare reazioni importanti nelle democrazie occidentali.
I risvolti però saranno più chiari dopo i risultati del voto americano.