La difesa europea, eppur si muove
09-09-2024

La guerra di Vladimir Putin anziché indebolire la volontà degli stati confinanti, ha irrobustito la loro politica di difesa, la NATO e creato le premesse per una difesa comune. Non esiste ancora una politica di difesa unitaria in Europa, per adesso ogni stato procede per conto proprio impegnando notevoli quote di PIL Gli arsenali di armi convenzionali vengono potenziati e la ricerca sui nuovi caccia per la difesa aerea procede speditamente. Anche in Italia, il Gruppo Societario Leonardo, specializzato in ricerca aero-spaziale è impegnato per la costruzione di un jet da caccia di nuova generazione. Con grande abbondanza di fondi pubblici. Col tempo, nonostante la competizione tra le società che li producono, il progetto è quello di unire le forze in vista di un’eventuale aggressione russa e per la possibilità che la vittoria di Trump possa significare la perdita della protezione americana.
Il rovescio della medaglia ovviamente è che, nei paesi più intimoriti, si è già passati ad un’economia di guerra a scapito della spesa sociale. Ed è iniziata anche la scarsità di finanziamenti per le associazioni pacifiste e del volontariato.
Dal 24 febbraio 2022, negli stati della penisola scandinava, Svezia, Norvegia e Finlandia, è nato il timore di essere colti di sorpresa da un eventuale attacco russo così come è successo in Ucraina. Essere stati confinanti della Russia, in questa fase storica, non sembra rassicurare i paesi limitrofi, compresa la Polonia. Lo stato di allarme è tale che si auspica l’esportazione del modello finlandese, il più avanzato nello sforzo militare e nel convincimento della popolazione, anche agli altri stati. Lo stato di preallarme si è insediato già nel cuore dei giovani dei paesi storicamente neutrali. Che si sentono chiamati alle armi per difendere il loro paese e sono disponibili ad offrire tempo e competenze per questo obiettivo. Paesi vicini all’Italia, con la naja, sono: Malta, Cipro, Polonia, Austria, Lituania, Lettonia, Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca.
In alcuni paesi c’è stato il ritorno alla leva obbligatorio mentre in altri, il tempo di addestramento è su base volontaria. Polonia e Finlandia, per una questione di vicinanza e di confine, sono i paesi più allertati dalle logiche di difesa.

Quello che colpisce è la rapidità del rientro da una cultura di pace che ha permesso all’Europa di sviluppare un sistema democratico e civile invidiabile. Adesso per una questione di real politik e valutato il pericolo che incombe, si rende necessario che l’Europa diventi sovrana e unitaria nelle sue scelte dovendo difendere e consolidare la propria esistenza. Anche Mario Draghi, nel suo Rapporto annota l’urgenza.