La guerra di Gaza
07-09-2024
Se dopo il giorno sciagurato del 7 ottobre 2023, Israele è stato investito da una vasta ondata di commozione e di solidarietà internazionale, i palestinesi di Hamas hanno suscitato un profondo senso di indignazione. Ma da mesi è proprio il governo israeliano che sta provocando il diffondersi, nella stessa Israele, di una forte insofferenza e rifiuto per l’azione politica del suo primo ministro Netanyahu e del suo staff politico-militare. Ad oggi, circa 50.000 morti mentre gli ostaggi in mano ad Hamas sono ancora molti. Tanto che si paventa la guerra civile tra coloro che vogliono portare a casa gli ostaggi rimasti in vita, attraverso la fine della guerra ad ogni costo, e i seguaci dei partiti della destra estremista e gli ultraortodossi: Ben-Gvir, Smotrich, Gallant, Cohen, Maoz.

Il servizio di Francesca Mannocchi di due giorni fa, presentato nel corso di In Onda, chiarisce fino all’osso le motivazioni della guerra a Gaza. Secondo gli intervistati, il conflitto è generato dalla necessità della conquista della terra e quindi dell’allargamento dei confini, per entrambe le fazioni. Dall’ impressionante rivelazione-intervista di Mannocchi ad una giovane israeliana incinta, stanziale sul confine della Cisgiordania, si evince come sia pronta ad immolare sé stessa e i suoi figli, fino al raggiungimento dell’obiettivo finale. Che è la promessa messianica del ritorno alle origini dello stato d’Israele secondo le leggi della Torah. Dal fiume al mare, è una visione che vale sia per gli israeliani che per i palestinesi. Per questa nevrosi identitaria del confine simile alle passioni novecentesche che, 80 anni fa con più di 50 milioni di morti, hanno infiammato il cuore degli uomini in Europa, entrambe le fazioni estremiste sono pronte a dare la vita.
A breve, circa 8000 nuove abitazioni saranno assegnate ai coloni che presidiano i territori occupati della Cisgiordania. L’istinto omicidiario delle parti coinvolte prevale su tutto. E va al di là di ogni negoziato sulla tregua sempre evocata e mai tenuta, della rivendicazione degli ostaggi (ormai molto diminuiti) e della promessa di Israele di lasciare il corridoio Filadelfia, zona cuscinetto di 14 chilometri che comprende il valico di Rafah, tra Egitto e Israele, attraverso il quale Hamas viene rifornito di armi dall’Iran, dalla Corea del Nord e Siria, alleati della Russia.