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A voi, ragazze isolate del secolo
di Nadia Anjuman
«A voi, ragazze isolate del secolo
condottiere silenziose, sconosciute alla gente;
voi, sulle cui labbra è morto il sorriso,
voi che siete senza voce in un angolo sperduto,
piegate in due, cariche dei ricordi,
nascosti nel mucchio dei rimpianti,
se tra i ricordi vedete il sorriso ditelo:
Non avete più voglia di aprire le labbra,
ma magari tra le nostre lacrime e urla
ogni tanto facevate apparire
la parola meno limpida».

«Che cosa dovrei cantare?
Io, che sono odiata dalla vita.
Non c’è nessuna differenza tra cantare e non cantare.
Perché dovrei parlare di dolcezza?
Quando sento l’amarezza,
L’oppressore si diletta.
Ha battuto la mia bocca.
Non ho un compagno nella vita.
Per chi posso essere dolce?
Non c’è nessuna differenza tra parlare, ridere,
Morire, esistere.
Soltanto io e la mia forzata solitudine
Insieme al dispiacere e alla tristezza.
Sono nata per il nulla.
La mia bocca dovrebbe essere sigillata.
Oh, il mio cuore, lo sapete, è la sorgente.
E il tempo per celebrare.
Cosa dovrei fare con un’ala bloccata?
Che non mi permette di volare.
Sono stata silenziosa troppo a lungo.
Ma non ho dimenticato la melodia,
Perché ogni istante bisbiglio le canzoni del mio cuore
Ricordando a me stessa il giorno in cui romperò la gabbia
Per volare via da questa solitudine
E cantare come una persona malinconica.
Io non sono un debole pioppo
Scosso dal vento
Io sono una donna afghana
E la (mia) sensibilità mi porta a lamentarmi».

Note
Nadia Anjuman (Herat, 27 dicembre 1980 – 4 novembre 2005) è stata una poetessa afghana.
Nel 2005 esce la sua prima raccolta poetica, Fiore di Fumo. Ma è il 4 novembre 2005, quando muore. La causa della sua morte è sicuramente da imputarsi a percosse multiple alla testa da parte del marito. Il pretesto pare essere stato una lettura pubblica di alcune poesie di Nadia, da cui nasce una lite furibonda tra i due. Il marito, ricercatore universitario della facoltà di Lettere, non approva la carriera artistica della moglie, la ritiene non consona per una donna. Il fratello di Nadia parla di invidia da parte del marito di Nadia. Quello che forse ancora di più turba è che lui venga regolarmente processato, assolto un anno dopo il fatto e, dopo un breve tempo trascorso in carcere, riottiene il suo incarico universitario risultando riabilitato e senza colpe di omicidio nei confronti della legge. Per le autorità afghane, infatti, Nadia è morta d’infarto oppure si è suicidata. Questo non fa alcuna differenza. È lei la colpevole in quanto donna, in ogni caso: colpevole della propria vita e colpevole della propria morte.

 

Questi versi di Nadia Anjuman sono stati inseriti da Alberto Galanti il 25-08-2025