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A voi, ragazze isolate del secolo
di Nadia Anjuman
«A voi, ragazze isolate del secolo condottiere silenziose, sconosciute alla gente; voi, sulle cui labbra è morto il sorriso, voi che siete senza voce in un angolo sperduto, piegate in due, cariche dei ricordi, nascosti nel mucchio dei rimpianti, se tra i ricordi vedete il sorriso ditelo: Non avete più voglia di aprire le labbra, ma magari tra le nostre lacrime e urla ogni tanto facevate apparire la parola meno limpida». «Che cosa dovrei cantare? Io, che sono odiata dalla vita. Non c’è nessuna differenza tra cantare e non cantare. Perché dovrei parlare di dolcezza? Quando sento l’amarezza, L’oppressore si diletta. Ha battuto la mia bocca. Non ho un compagno nella vita. Per chi posso essere dolce? Non c’è nessuna differenza tra parlare, ridere, Morire, esistere. Soltanto io e la mia forzata solitudine Insieme al dispiacere e alla tristezza. Sono nata per il nulla. La mia bocca dovrebbe essere sigillata. Oh, il mio cuore, lo sapete, è la sorgente. E il tempo per celebrare. Cosa dovrei fare con un’ala bloccata? Che non mi permette di volare. Sono stata silenziosa troppo a lungo. Ma non ho dimenticato la melodia, Perché ogni istante bisbiglio le canzoni del mio cuore Ricordando a me stessa il giorno in cui romperò la gabbia Per volare via da questa solitudine E cantare come una persona malinconica. Io non sono un debole pioppo Scosso dal vento Io sono una donna afghana E la (mia) sensibilità mi porta a lamentarmi». | ||
Note | ||
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Questi versi di Nadia Anjuman sono stati inseriti da Alberto Galanti il 25-08-2025 |