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Oblazione d'amore
di Daniela Solarino

Vita che narra pienezza di grazia,
come una gemma irradiata di luce,
da sposa, madre e poi sposa al Signore,
dovunque santa, in ogni sua traccia.

Vita che narra pienezza di donna,
cinta fanciulla d’anello nuziale,
gioie che abbracciano lutti e dolore,
cuore proteso da sempre ad amare.

Mani operose e giunte in preghiera,
pronte ad accogliere, a risanare,
mani pervase di fede e coraggio.

Sorella e madre, nell’ultimo tratto,
labbra che invocano in mistico viaggio
lo sguardo al Cielo e l’Angelo accanto.
Note
Questi versi sono dedicati a Santa Francesca Romana (1384- 1440), patrona della mia parrocchia e co-patrona di Roma, la cui memoria liturgica si celebra il 9 marzo. Nata da nobile famiglia, fu una figura luminosa di donna. In tutta la sua vita - segnata da grandi dolori - di sposa, madre e infine religiosa, riversò una carità generosa e feconda, in un periodo storico travagliato da guerre, povertà e malattie. Fondò la congregazione delle Oblate Olivetane di S.Maria Nuova, dette anche Oblate di Tor de’Specchi, dove si consacrò dopo la morte del marito. Molto amata dal popolo di Roma, che la denominava familiarmente Ceccolella, Santa Francesca Romana fu santa della carità e nel contempo fu santa mistica, della preghiera. Viene spesso raffigurata con a fianco l’Angelo custode, con cui la santa intratteneva un costante mistico colloquio.