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Adesso che il tempo
di Patrizia Cavalli
Adesso che il tempo sembra tutto mio e nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena, adesso che posso rimanere a guardare come si scioglie una nuvola e come si scolora, come cammina un gatto per il tetto nel lusso immenso di una esplorazione, adesso che ogni giorno mi aspetta la sconfinata lunghezza di una notte dove non c’è richiamo e non c’è più ragione di spogliarsi in fretta per riposare dentro l’accecante dolcezza di un corpo che mi aspetta, adesso che il mattino non ha mai principio e silenzioso mi lascia ai miei progetti a tutte le cadenze della voce, adesso vorrei improvvisamente la prigione. | |
Note |
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A poco più di un anno dalla sua scomparsa, il mondo della cultura e delle arti va scoprendo sempre di più Patrizia Cavalli e la sua poesia; anche con un affascinante docufilm diretto da Annalena Benini e Francesco Piccolo, in uscita a metà settembre. Una poetessa vera, stimolante, lirica ed ironica; che sa volare alto e ad un tempo calarsi profondamente nel vissuto quotidiano. Qui voglio ricordare questa sua poesia (“Adesso che il tempo” dalla raccolta “Il cielo” - Einaudi 1981), che mi piace definire semplicemente… bellissima. Lo so, non è un termine scientifico, da critico letterario; ma da lettore affascinato sì. L’amore, la perdita, il ricordo, la presenza, l’assenza, il silenzio, il rumore. E quanto più infinitamente naturali ed amabili i condizionamenti della presenza e del rumore! Un rumore che è legame e che è vita. Parole semplici di Patrizia Cavalli, da linguaggio quotidiano, eppure profondamente intrise di poeticità, persino di tecnicismi (rime, allitterazioni, metrica sofisticata, che c’è, ma non si vede… si sente). Il tutto per raccontare di un sé che si fa universale, proprio per la sua umana semplicità. Quanta fascinazione visionaria in quel volersi gustare lo sciogliersi di una nuvola o la esplorazione di una sconfinata lunghezza della notte. E quanta raffinata sensualità in quel ricordo carico di carnalità (spogliarsi in fretta, dolcezza di un corpo che mi aspetta, cadenze della voce): una corporeità che si scolora ma non si disperde nel rimpianto di un qualcosa che non c’è più: scolora appunto, ma non si disperde perché la bellezza di un vissuto ti resta dentro. Puoi rimpiangerlo, ma non cancellarlo. Ha scritto Patrizia Cavalli nel suo testo più famoso (da cui anche il titolo del film citato): “I miei versi non cambieranno il mondo”. Infatti, non cambieranno il mondo… perché sono il mondo. | |
Questi versi di Patrizia Cavalli sono stati inseriti da Carlo Mari il 12-09-2023 |