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Pietà
di Wisława Szymborska
Nella cittadina, dove è nato l'eroe, guardare il monumento, lodarne la grandezza, cacciare due galline dalla soglia del museo deserto, chiedere dove abita la madre, bussare, spingere la porta che cigola. Si mantiene dritta, capelli lisci, sguardo limpido. Dire che si è arrivati dalla Polonia. Salutare. Fare le domande a voce alta e chiara. Sì, lo amava molto. Sì, era sempre stato così. Sì, lei allora si trovava sotto il muro della prigione. Sì, aveva sentito la scarica. Rimpiangere di non aver portato un registratore e una cinepresa. Sì, conosce quegli arnesi. Ha letto alla radio la sua ultima lettera. Ha cantato alla TV le ninnenanne d'un tempo. Ha perfino partecipato a un film, in lacrime per via dei riflettori. Sì, la memoria la commuove. Sì, è un po' stanca. Sì, passerà. Alzarsi. Ringraziare. Accomiatarsi. Uscire, incrociando nell'atrio i turisti successivi. | |
Note |
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Maria Wisława Anna Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012), poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura, scrive con una lingua molto semplice in versi sciolti, ma evoca temi filosofici esistenziali, come denunce della condizione umana e dello stato delle cose, con un linguaggio che, utilizzando vari espedienti retorici tra cui, soprattutto, l'ironia, l'arguzia…, ci fa riflettere sulla realtà in maniera obliqua e paradossale. Per saperne di più | |
Questi versi di Wisława Szymborska sono stati inseriti da Raffaella Cammarano il 13-02-2023 |