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Ferrovia viterbese
di Daniela Solarino
Mi culla il pigro incedere del treno
nelle piccole stazioni di paese,
mentre novembre intesse un dolce velo,
avvolge la natura appisolata.
Sull’erba, lanugine radente,
va come fiato ad appannare i campi
e dentro l’ocra della terra smossa
alberi nudi e fronde rutilanti.
Mi culla il passo lento di quel treno,
che viaggia con la mia malinconia.

Ascolto la sua voce, il suo respiro,
cammina sul profilo dei binari,
va in mezzo ai rovi, alle foglie ingiallite,
a pascolare tra cavalli bradi.
Vaga, spinta dal fumo dei camini,
per le colline con i casolari.
Cerca il tepore di memorie amiche,
si scioglie in volo tra stormi d’uccelli,
poi va frugando uno spicchio di cielo
per rannicchiarsi fra le nuvole stracciate.


Note
A ispirarmi questi versi, in occasione di una trasferta di lavoro tanti anni fa, era stata la campagna del Viterbese,assaporata nella malinconica bellezza novembrina dal finestrino di un treno locale.