Poesia?.. E sia!

Vincenzo Cardarelli (1887-1959). Poesia nota del 1932, di un poeta famoso. E forse in tal senso non sono in linea col senso di questa sezione del nostro sito, centrata giustamente non sui cosiddetti “maggiori”. E però è poesia a cui non posso non pensare ogni giorno, nel mio elementare vissuto quotidiano; davanti al mio palazzo o per le strade del centro di Roma. Ovunque in città, insomma… ma non più al mare! Eh sì, perché i gabbiani/metafora immaginifica dell’uomo inquieto, secondo il senso della ispirazione di Cardarelli in questi versi; metafora affascinante dell’umana ricerca di libertà, di interminati spazi leopardiani, di baudelairiane distese del nostro fratello mare in cui l’uomo libero possa “specchiarsi, contemplare la propria anima e srotolarsi nelle onde infinite”; eh sì, i gabbiani li vedo, li vediamo, ogni giorno, intrappolati nelle convulsioni della vita cittadina, dell’immondizia costipata in cassonetti traboccanti. Brutti, incattiviti, non leggeri a sfiorare le acque marine, anche se pur sempre “ad acciuffare cibo”, ma in guerra con piccioni e topi per una sopravvivenza asfittica, senza visione, senza spazi, senza voli. E allora la poesia di Cardarelli mi aiuta, ci aiuta, a tener duro, a coltivare il nostro immaginario visionario di due ali di gabbiano che si librano sull’orizzonte, sullo sfondo di un’alba o di un tramonto o di un orizzonte solare: simbolo sempre di libertà e di una luce quieta, che non “balena in burrasca” . Sì, mi ostino a conservare in me questa immagine di gabbiani – morbidi e bellissimi - in volo, e non appollaiati – e brutti - su cassonetti maleodoranti.
Possono toglierci tutto, ma non la nostra immaginazione. La nostra poesia.


Elenco completo
Gabbiani di Vincenzo Cardarelli Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace. Io son come loro in perpetuo volo. La vita la sfioro com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo. E come forse anch'essi amo la quiete, la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere balenando in burrasca.
Note
Vincenzo Cardarelli (1887-1959). Poesia nota del 1932, di un poeta famoso. E forse in tal senso non sono in linea col senso di questa sezione del nostro sito, centrata giustamente non sui cosiddetti “maggiori”. E però è poesia a cui non posso non pensare ogni giorno, nel mio elementare vissuto quotidiano; davanti al mio palazzo o per le strade del centro di Roma. Ovunque in città, insomma… ma non più al mare! Eh sì, perché i gabbiani/metafora immaginifica dell’uomo inquieto, secondo il senso della ispirazione di Cardarelli in questi versi; metafora affascinante dell’umana ricerca di libertà, di interminati spazi leopardiani, di baudelairiane distese del nostro fratello mare in cui l’uomo libero possa “specchiarsi, contemplare la propria anima e srotolarsi nelle onde infinite”; eh sì, i gabbiani li vedo, li vediamo, ogni giorno, intrappolati nelle convulsioni della vita cittadina, dell’immondizia costipata in cassonetti traboccanti. Brutti, incattiviti, non leggeri a sfiorare le acque marine, anche se pur sempre “ad acciuffare cibo”, ma in guerra con piccioni e topi per una sopravvivenza asfittica, senza visione, senza spazi, senza voli. E allora la poesia di Cardarelli mi aiuta, ci aiuta, a tener duro, a coltivare il nostro immaginario visionario di due ali di gabbiano che si librano sull’orizzonte, sullo sfondo di un’alba o di un tramonto o di un orizzonte solare: simbolo sempre di libertà e di una luce quieta, che non “balena in burrasca” . Sì, mi ostino a conservare in me questa immagine di gabbiani – morbidi e bellissimi - in volo, e non appollaiati – e brutti - su cassonetti maleodoranti. Possono toglierci tutto, ma non la nostra immaginazione. La nostra poesia.
Questi versi di Vincenzo Cardarelli sono stati inseriti da Carlo Mari il 01-09-2022