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Er caffettiere fisolofo
di G. Gioachino Belli
L'ommini de 'sto monno so' l'istesso che vaghi de caffè ner macinino, c'uno prima, uno doppo e n'antro appresso, tutti cuanti, però, vanno a 'n distino. Spesso muteno sito, e caccia spesso er vago grosso er vago piccinino, e s'incarzeno tutti 'nsu l'ingresso der fero che lli sfraggne in porverino. E l'ommini accusì viveno ar monno misticati pe' mmano de la sorte che sse li ggira tutti in tonno in tonno. E mmovennose ognuno, o ppiano o fforte, senza capillo mai caleno a ffonno pe' casca' ne la gola de la Morte. | |
Note |
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Da ragazzo affissi questi versi in un frantoio, vicino alla tramoggia che conduceva le olive alla molitura. Era evidente la similitudine delle olive coi chicchi di caffé ner macinino. I molinari, per l'assaggio dell'olio, offrivano la bruschetta e il vino della prima muta. Era di dicembre e sentivamo di partecipare ad una ritualità profana. Però parlavamo poco, consci che nell'olio non si riconosceva una singola oliva, come nel pane non un solo chicco di grano né, nel vino, un particolare àcino d'uva. | |
Questi versi di G. Gioachino Belli sono stati inseriti da Carlo Corridoni il 01-07-2022 |