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La panchina di Villa Pamphili
di Maria Tebano
Questa panchina adagiata al sole quante storie può raccontare di persone sole! Le ha viste sedersi a piangere e a disperare poi si sono fatte cullare dagli alberi e non se ne volevano più andare. Ha visto il sorriso di bimbi che si affacciano alla vita con le mamme trepidanti per una buona riuscita e poi vorrebbe raccontare di giovani innamorati che marinano la scuola teneramente abbracciati. Oggi è venuta a sedersi una coppia antica che ha affrontato insieme le difficoltà della vita sono stati in silenzio a godersi il sole che ha tolto dai loro visi un invernal pallore. Questo è il loro segreto Paradiso e quando vanno via si regalano un sorriso. | |
Note |
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La poesia è di casa nella mia famiglia. Eravamo tutti orgogliosi del cugino Liborio, famoso poeta tarantino del 1800 e del figlio Liborio. Poi mio zio Nerio, finalista al premio Viareggio nel 1953. Non potevo restare estranea a questa forma di arte ma ne ero molto intimidita. Ho cominciato venti anni fa, da prepensionata, trasferita a Roma dalla mia città natale. È stato amore a prima vista ma avevo anche momenti di solitudine e allora andavo a villa Pamphili sotto un albero, tiravo fuori un blocchetto e il tempo volava via. Poi la mia vita si è riempita di impegni e ho smesso di scrivere. Per saperne di più |