Al Vivona, con Marco Damilano che spiega il mestiere del giornalista
di Mara Gasbarrone---08-01-2023
Tante ragazze e tante professoresse: questo mi ha colpito di più al Vivona, che ci volete fare? Una cosa bella, non inconsueta nei licei classici, almeno per chi frequenta abitualmente le scuole, tanto più per chi ci lavora. E una cosa anche brutta, diciamo così, perché le caserme all'incontrario non vanno bene, neanche se sono piene di donne, e si auspicherebbe ogni tanto una quota celeste.

Sull'onda dei ricordi personali di quando ero liceale anch'io, nell'introdurre l'incontro, il 15 dicembre scorso, ho confessato alle ragazze e ai ragazzi che avevo fatto parte della redazione di un giornale studentesco simile al loro Eureka, ma fondato nientemeno nel 1953, in un liceo, l'Augusto, allora relativamente nuovo, oggi con oltre 70 anni di storia, e tanti illustri ex-alunni, da Asor Rosa a Gigi Proietti.

Serviva per lavorare come giornalista dopo? In alcuni casi questo è successo, ma per tutti è stata una vera e propria palestra per imparare a comunicare in modo chiaro, semplice ed efficace, abilità preziosa in tutte le professioni e tutte le attività.

Essere semplice non significa però semplificare, ci ha avvertito Marco Damilano. Semplificare è manipolare la realtà anziché riportarla fedelmente, eliminarne tutti quegli aspetti non coerenti con il messaggio che si vuole veicolare, anziché mettere in grado il lettore di farsi autonomamente una propria valutazione. L'unico limite al dovere di riportare la verità è il rispetto della privacy. Ad esempio, non è corretto parlare di una malattia, a meno che non abbia già deciso di farlo il diretto interessato.

Non è questo l'unico aspetto che chiama in causa diritti e doveri del giornalista. Quello più grave, da vari anni, prosegue Damilano, è la qualità vergognosa del dibattito politico, con un clima d'odio alimentato dalle tifoserie dei social, con l'uso di stereotipi razzisti, sessisti, senza rispetto per chi la pensa diversamente. In questo, i giornalisti, anziché offrire elementi per capire, diventano essi stessi veicolo del linguaggio d'odio. Le teorie del complotto sono la negazione del giornalismo d'inchiesta, che deve dare elementi precisi, citare nomi e cognomi.

Il giornalista deve evitare le due trappole della propaganda e della censura. Propaganda è dire solo quanto giova alla tua parte, censura è tacere quanto le nuoce. Siamo tutti esposti al bombardamento di tante notizie differenti: invece bisogna prendersi il tempo necessario all'approfondimento

Quale iter formativo può seguire chi vuole indirizzarsi a questa professione? Damilano si è laureato in scienze politiche, con una formazione storica, e questo tipo di formazione - a suo parere - può essere molto più adatto a comprendere la politica rispetto a una laurea in scienza della comunicazione. Non è stato l'unico dettaglio biografico che è venuto fuori. È stato obiettore di coscienza, svolgendo il servizio civile presso la comunità di Capodarco, ha detto rispondendo ad una domanda di un ragazzo.

Concludendo, c'è stato un bel dibattito con domande centrate, 'puntute' dei ragazzi e delle ragazze, e con un forte interesse e disponibilità da parte di Damilano, che mostrava di trovarsi molto a suo agio e si faceva coinvolgere volentieri nel rapporto coi giovani.