Di disuguaglianze e di dinamismo sociale
di Piero Fortini---16-12-2022
Intanto esprimo la mia contentezza per aver ritrovato Marina Izzo dopo qualche anno, seppure per ora solo virtualmente.
Nel merito alcune considerazioni.
1)Anche per me la povertà non è ancorata solo al reddito ma piuttosto alle possibilità per la persona di realizzare un proprio complessivo progetto di vita. Per questo la povertà legata al reddito (che ha comunque un suo basico spessore specifico) è solo uno dei molti paragrafi da me richiamati e parlo anche di alimentazione, di cura, di istruzione, di digital divide e così via. Per questo baso l'analisi anche sull'Indice di Prosperità, meno legato alla sfera della produzione e del Pil.
2)Non so da dove possa essere nato l'equivoco, ma non sostengo alcuna correlazione tra livello delle disuguaglianze e dinamismo sociale.
Facendo l'esempio dei 5 Paesi paragonati all'Italia - la Francia meno disuguale, GB e Corea simili, USA e Israele più disuguali - e mostrando come tutti e 5 avessero performance sociali, anche ascendenti, migliori dell'Italia ho teso proprio a sostenere che il divario delle disuguaglianze è quasi 'indifferente' al livello di dinamismo sociale. Infatti ho affermato 'l'Italia tra i sei ha la maggiore persistenza sociale sia rispetto ai due Paesi più disuguali sia a quelli simili sia a quello meno disuguale' e concludevo 'le disuguaglianze (da sole) non misurano né il livello di benessere né il dinamismo sociale di un Paese', essendo altri e di diversa natura i parametri e le priorità, rinviando al complesso degli indicatori dell'Indice di prosperità. Del resto i miei due scritti partivano dall'assunto che fare della lotta alle disuguaglianze la base della propria identità politica è cosa vicina all'irrilevanza.
3) L'Indice di Gini proprio perché cumulativo è assunto come strumento più credibile sia da semore più numerosi studiosi che da fonti ufficiali, come fa l'Istat nel suo ultimo rapporto di Novembre 2022. Gli Indici invece basati su primi e ultimi quintili o decili ci dicono poco o nulla sull'altro 90% o 80% o 50% della popolazione, sono una fotografia statica indifferente al fatto se le disuguaglianze sono verso l'alto o verso il basso, e, nella situazione di tumultuosi e continui cambiamenti degli ultimi 30 anni, restano spiazzati dalla fisarmonica risultante da innovazioni profonde che in un primo tempo arricchiscono il primo decile, ma poi hanno ricadute sull'insieme (vedi la new economy, l'ascesa rapidissima di Paesi e continenti emergenti, la rivoluzione delle tecnologie della comunicazione e informazione).
4) Certamente il rapidissimo riequilibrio che si è verificato a favore dei Paesi in via di sviluppo ha avuto ripercussioni negative sui Paesi prima ricchi a propria esclusiva. Vorrei vedere che non accadesse, considerando la quota mondiale di mercato, di reddito, di benessere e di potere geopolitico perduta rispetto al predominio precedente. Ma anche su tali conseguenze può risultare semplicistico generalizzare. Gli USA sono certamente un Paese dove le disuguaglianze sono aumentate in modo non irrilevante. Ma non risulta altrettanto in molti Paesi europei, Francia o Germania, per non parlare di Svezia o Norvegia o Olanda.
5) Anche in Italia non è così, come afferma la Relazione della Banca d'Italia 2015, che non vede sostanziali variazioni rispetto agli anni '70. Senza considerare la progressiva riduzione dell'Indice di Gini negli ultimi 3 anni, fino ad arrivare a 0,296 (Rapporto Istat Novembre 2022), ben inferiore allo 0,33 del 2018 ed anche allo 0,31 del 2007. Quindi su cosa si basa la retorica sulle disuguaglianze enormemente aumentate in Italia begli ultimi anni?
6) Le difficoltà incorse nel raggiungere l'obiettivo fame zero nel 2030, dopo due anni di pandemia, la guerra in Ucraina, le ripercussioni della crisi energetica, nulla nega del fatto che negli ultimi 30 anni è di molto migliorata l'alimentaziine, drasticamente ridotta la malnutrizione, quasi scomparse le carestie. Le difficoltà contingenti a raggiungere un ambizioso obiettivo futuro non non contraddicono in nulla che nel passato recente tappe fondamentali di progresso siano state raggiunte in modo travolgente e senza precedenti nella storia.