Che ferragosto.... caldo
di Carlo Mari---13-08-2019
Citando e parafrasando due famosi aforismi di Ennio Flaiano.
Dirò poche cose, ma confuse.
La situazione è grave, ma non è seria.

Ebbene sì, lo dichiaro schiettamente: ho le idee confusissime, non so a quale linea, a quali soggetti politici e a quali dirigenti politici nazionali guardare. Sono preoccupato e sono ….. incavolato.
Mi sto sciogliendo come i ghiacci polari? Indubbiamente, ma la cosa non sarebbe grave se riguardasse solo me. E’ lo scenario italiano che si sta sciogliendo.
E questo è tutt’altro ordine di problema.

La politica è l’arte del compromesso, della mediazione. Che in senso alto, poi, vuol dire ricerca di una sintesi, di un equilibrio. Vuol dire rispetto. Vuol dire democrazia. E le scelte tattiche postulano anche spregiudicatezza e qualche legittimo machiavellismo. Ma postulano anche una strategia, che è ben altro dalla tattica.
E il punto di partenza quindi dovrebbe essere un proprio quadro di riferimento valoriale e progettuale, sul quale mediare e cercare convergenze (anche parallele, come diceva il creativo Aldo Moro, capace di riscrivere pure le leggi della geometria, per governare sistema e cittadini).

Ma è proprio questo che non vedo. Quadri valoriali, progetti, visioni. O meglio: ne vedo due, e poi il vuoto. Ma i due che vedo non mi piacciono per niente. Per niente. Nessuno dei due.
Quello salviniano, chiuso, intollerante, repressivo, demagogico, sprezzante dei diritti, bigotto, illiberale: con tutti gli ingredienti storici della destra estrema, dal punto di vista della idea di uomo, di società e di stato.
Dall’altra vedo un progetto ed una visione fatta di antipolitica, di destrutturazione della democrazia rappresentativa, di decrescita infelice e pauperistica (povertà degli altri, beninteso, la propria viene accuratamente evitata: basta qualche click), di abbattimento strisciante dello stato di diritto, a colpi di giustizialismo gridato e di subliminale diffusione della cultura del sospetto e della condanna (la presunzione di colpevolezza al posto della presunzione di innocenza). E dietro a questo progetto, il dominio dell’algoritmo: sostengo tutto e il contrario di tutto, secondo la via del consenso che l’algoritmo mi indica.
Due progetti, due visioni, un unico obiettivo: il potere e la sostituzione della democrazia “liberal”, dei diritti e dei doveri, dei contrappesi, dei cittadini e non dei sudditi.

Al di la di questi due progetti? L’annaspare. E non lo dico per la consueta e trita polemica con sinistra, centrosinistra e destra liberale. No, mi sembra sia proprio così, purtroppo. In questo scenario l’agenda la dettano totalmente i due progetti citati. Quello pentastellato che ha dato la spallata nel marzo 2018 dopo anni di onestà-ta-ta , di vaffaday, di giustizialismo, di corteggiamento al rancore della gente.
Quello salviniano, della democrazia illiberale e del corteggiamento alla rabbia.
Da combattere entrambi? Sì, a mio avviso, da combattere entrambi. Con strumenti culturali e politici che pur affondando le radici nelle due grandi tradizioni politico/culturali del liberalismo e del socialismo, sappiano rinnovarsi e rimodellarsi su questa epoca storica del tutto nuova, attualmente segnata da quelle due visioni. Alle quali però non si può cedere: né lasciandole vincere, né combattendole assumendone valori e disvalori.

E appunto qui viene la confusione. Perché la situazione presenta i due tratti del tutto contrapposti e difficilmente coniugabili della urgenza/emergenza (intervenire subito) e della elaborazione di lungo periodo (studiare, riflettere, ragionare, progettare, programmare). Se non si fa questo secondo passo si rincorrerà sempre l’agenda dettata dagli altri. Ma d’altronde se non ci si muove con rapidità, i tempi lunghi per l’affermazione di una moderna democrazia - liberale ed equa - si proiettano su tempi biblici. Di qui – credo - lo sbandare che stiamo notando in queste ore fra le fila del PD (con posizioni surreali, ribaltate fra i vari dirigenti rispetto a poche settimane fa, da restare senza fiato…. e senza riferimenti), della destra moderata (Forza Italia non sbanda meno del PD; e Berlusconi col salvinismo che c’azzecca? E il Quirinale prossimo venturo sullo sfondo). E i radicali? E gli intellettuali, silenti, dopo le sparate compulsive contro la presunta deriva autoritaria dei governi a guida renziana?

Comunque c’è poco da illudersi. Urgenza/emergenza richiedono qualche iniziativa.
E vediamo cosa potrà sortire dal nuovo Renzi dialogante a 5stelle;
oppure dagli stessi pentastellati divisi - ???? - fra linee culturali diverse (la diversità mi sembra piuttosto nei modi di conservare poteri e privilegi conquistati il 4 marzo). Dallo Zingaretti che tenta di assumere il profilo da statista (impresona per chiunque). Oppure dal Berlusconi redivivo liberale sul predellino oppure riciclato salvinizzato.
E qualche colpo di lucidità dovranno pur batterlo altri aspiranti a ruoli di primo piano (da Del Rio alla Carfagna, da Calenda a Fico). In qualcuno dobbiamo pur sperare.

Va tutto bene, nella confusione, pur di porre un argine alla caduta libera del paese, della quale peraltro non si può ritenere unico responsabile Salvini. Sia detto con chiarezza e senza alcuna accondiscendenza nei confronti del leader leghista, che certamente ha la responsabilità di aver dato l’accelerazione più devastante al degrado del nostro paese, cui hanno fornito però il proprio contributo in tantissimi, fra classe dirigente e società civile (cosiddetta).
Ma non illudiamoci: la via, lunga, dello studiare, ragionare, riflettere, elaborare, progettare, programmare - il tutto governato da una visione - sarà inevitabile.
Perché la società italiana ha ormai metabolizzato i germi dell’intolleranza, della violenza, dell’odio non solo etnico, ma tribale (chi ha due ore disponibili, si armi di pazienza e si vada a vedere il drammatico film TESNOTA: ne vale la pena per capire come stiamo! Mutatis mutandis, ma insomma…..); i germi dell’individualismo non più legittimamente difensivo, od edonistico, od opportunistico, ma aggressivo, escludente, sempre a caccia di nemici da combattere e dell’altro da colpevolizzare, disprezzare e cacciare.

Mentre il Parlamento si dimena, anche comprensibilmente, nelle sue schermaglie, tattiche e regolamentari (che io pur rispetto), a Napoli un branco di dieci adolescenti gioca a prendere a sassate in faccia due extracomunitari; in pieno centro, sul Lungomare. Una volta meravigliosa e poetica immagine romantica di una Napoli, di un’Italia, che sapeva anche amare; ora immagine, ricorrente ed emblematica, di una Italia che sa odiare. Anzi in questo momento - forse - sa solo odiare.

Ed è su quel FORSE che dobbiamo puntare; in nome di quel FORSE dobbiamo combattere una battaglia, non facile e non breve, ma ineludibile, antropologico/culturale. Sissignore, non spaventi la parola, e non appaia una comoda fuga in avanti. Perché il problema di fondo andrà affrontato, prima o poi (meglio prima) ed è appunto antropologico/culturale. Checché ne dicano le tattiche renziane, grilline, zingarettiane, fichiane, berlusconiane, e chi più ne ha più ne metta.

E ci vorrà una classe dirigente di alto profilo, e di grande spessore, solidamente formata e strutturata. E allora ci sarà bisogno di “tanta“ scuola e di “tanta” formazione permanente, di cultura, di partiti profondamente rinnovati e rigenerati, e magari di nuove scuole di formazione politica; ci sarà bisogno di ridare ruolo e respiro a ogni forma di associazionismo culturale e civile fra cittadini; e credito a competenze e professionalità, in ogni campo, in ogni campo, in ogni campo; ci sarà bisogno di intellettuali autonomi e impegnati, e coraggiosi; e ci sarà bisogno di mezzi di comunicazione all’altezza professionalmente e culturalmente (RAI compresa, anzi, a partire dalla RAI).
Il problema riguarda anche tantissimi altri paesi? Certamente, ma questo non può consolarci. Anzi, il contrario.

Che ferragosto caldo, amici miei.