Unione Europea: proposte pratiche per decidere, scegliere, votare
di Andrea Ambrogetti---23-10-2018
Con le elezioni del prossimo maggio 2019 l’Unione Europea si gioca molto del suo futuro. Ma a quanto pare in gioco c’è anche il suo passato. Un passato che è poco conosciuto, poco valorizzato, rimasto anch’esso vittima di questo gioco al massacro delle “narrazioni”, la moda del momento che privilegia in modo strumentale una rappresentazione, magari falsa, della realtà. Una narrazione euroscettica che è falsa perché quella comunitaria è una storia di successo, con tanto di Premio Nobel per la Pace.

Ma come è possibile che tanti europei non apprezzino, addirittura che non siano orgogliosi, del fatto che non ci sono guerre, che possiamo usare la stessa moneta, viaggiare, studiare, lavorare in tanti altre nazioni oltre alla nostra? Cosa si è rotto nei vari passaggi generazionali nel modo di condividere questa memoria storica? Sono i popoli europei a essere ancora troppo diversi tra loro o sono state le istituzioni europee negli ultimi anni a non coinvolgerli, a non trasmettere un’emozione, un qualcosa di più di scadenze, impegni, cifre, sanzioni?

Non sono in grado di rispondere a tutte queste domande ma penso che un buon modo per raggiungere gli indecisi e gli scettici è fare proposte, proposte pratiche, pensare noi stessi, come singoli cittadini, il futuro della nostra Europa unita.

Cittadinanza – I partiti politici europei siano presenti in tutte le elezioni con i loro simboli, anche in quelle locali. Non sarà che la cittadinanza europea è poco sentita perché la rappresentanza politica europea è debole?

Città - Sede unica del Parlamento a Bruxelles, abbandonando lo spostamento mensile a Strasburgo e ripensando gli uffici della città francese come sede di una fondazione culturale dell’Unione Europea, di cui tanti anni fa ha parlato il presidente francese François Mitterrand e di cui oggi c’è molto bisogno.

Comitati – Trasformazione degli attuali Comitato economico e sociale e Comitato delle regioni in un unico Comitato della cittadinanza attiva, più forte e più visibile.

Comunicazione – Tutti i comuni devono essere obbligati a investire adeguate risorse per informare i residenti di altre nazioni dell’Unione che hanno il diritto di partecipare alle elezioni comunali alle stesse condizioni.

Diritti – Se siamo una comunità di destini dobbiamo discutere direttamente con chi, nella stessa comunità, mette in discussione i principi fondamentali di democrazia, libertà e stato di diritto (Ungheria e Polonia, per esempio) in prima persona, accanto alle istituzioni dell’Unione, senza delegare a loro questo “sporco lavoro”. Lo devono fare il nostro ministro degli esteri, il nostro presidente del consiglio, i nostri presidenti di Camera e Senato.

Elezioni – Elezioni comunali e regionali lo stesso giorno delle elezioni europee, con gli stessi simboli dei partiti politici europei.

Eurobond – Che senso ha tenere insieme mercato unico, moneta unica, economie e società diverse se poi i singoli paesi europei si finanziano facendosi concorrenza tra loro? E’ inevitabile un passaggio graduale ma costante dai titoli di stato dei singoli paesi (cominciando da quelli aderenti all’Euro) ad analoghi titoli comunitari, almeno per gruppi di paesi, stabilendo un programma di ripartizione del ricavato sulla base di un mix di fattori (popolazione, situazione economica, sociale e finanziaria, miglioramento dei conti pubblici) quindi senza abbandonare il contestuale e necessario miglioramento dei conti pubblici.

Flessibilità - La globalizzazione ha investito l’edificio comunitario quando era appena stata varata la moneta unica, erano appena “rientrati in famiglia” i paesi dell’Est e poco prima della grande crisi del 2008. Il colpo è stato durissimo. Come conciliare alcuni parametri rigidi previsti dai trattati con l’uragano della globalizzazione? La flessibilità deve entrare nelle normative dalla porta principale. E se i trattati non si possono o non si vogliono modificare allora si possono approvare una o più direttive che stabiliscano alcuni margine di oscillazione per certi periodi di tempo.

Forze armate - Vere e proprie forze armate europee, con possibilità di arruolamento, su base volontaria, da qualsiasi paese, iniziando dalla Marina e dall’Aviazione e individuando adeguati basi nel Mediterraneo, visto che dal Mar del Nord non provengono minacce.

Frontiere – Potenziamento e trasferimento di Frontex in una capitale mediterranea, una città di mare, anche per dare un messaggio forte e chiaro di vicinanza, di presenza.

Infrazioni – La vigilanza sul rispetto dei trattati e delle altre normative non dovrebbe produrre effetti solo dopo che le violazioni sono state commesse ma prima, prima che le conseguenze siano troppo gravi. In altre parole occorre una riforma della Commissione e del suo modo di lavorare in modo che sia messa in grado di intervenire ad hoc e ad horas.

Legislazione – L’iniziativa legislativa va ripensata, va ridistribuita. Al Parlamento potrebbe andare quella delle direttive (l’oggetto comunitario che assomiglia di più a una legge) e alla Commissione quella per i regolamenti (atti tipici di un governo). La parola finale spetterà sempre al Consiglio Europeo.

Lingue – Regolamento (vincolante) sullo studio delle lingue internazionali, corrispondenti inevitabilmente alle lingue di lavoro delle istituzioni UE, in modo che a tutti i bambini di tutti i paesi membri sia garantito uno studio attivo (in ordine prioritario) di inglese, francese e tedesco. L’obiettivo è che tra una generazione i cittadini europei si possano incontrare e discutere dei problemi comuni senza ricorrere a un interprete.

Maggioranza – Le decisioni al Consiglio Europeo dovrebbero essere sempre prese a maggioranza dei due terzi più uno. Nascerà in qualche modo una “democrazia europea”.

Mediterraneo – Si può anche riscrivere il Trattato di Dublino ma intanto bisogna scrivere con la massima urgenza un Trattato euro-mediterraneo sugli attraversamenti e gli sbarchi non autorizzati, che impone a ogni stato il dovere di prevenire il traffico di essere umani e gli garantisce il diritto a ricevere la collaborazione dello stato dalla quale si sono verificate le partenze illegali.

Multe – Le mega-multe arrivano in ogni caso troppo tardi. Con l’Irlanda che applica tasse troppo basse o la Apple che falsa la concorrenza bisogna parlarci subito, bisogna parlarci quando il danno si può evitare. Anche in questo modo si rafforza nei 500 milioni di cittadini europei il senso di identificazione nell’Unione.

Patto Europa-Africa – Patto politico tra Unione Europea e Unione Africana sull’unico modalità che ha dimostrato di avere successo nell’arrestare i flussi migratori: la diffusione del benessere. I tantissimi africani che già lavorano nei loro paesi hanno diritto a buon salario, subito. La nuova cooperazione allo sviluppo inizierà da qui.

Politica estera - Integrazione graduale ma costante delle diplomazie dei singoli paesi con quella dell’Unione nelle capitali del resto del mondo, cominciando con l’usare spazi comuni negli stessi edifici. Diventerà naturale per un’azienda o un’associazione di qualsiasi paese europeo rivolgersi all’”ambasciata UE”.

Presidenze – Le presidenze semestrali non hanno più senso in un’Unione a 28 (o 27) e da quando, giustamente, è stato previsto un presidente del Consiglio Europeo con un mandato di due anni e mezzo. Si potrebbe pensare piuttosto ad affiancargli due vicepresidenti, che possano garantire una continuità di rappresentanza dell’Unione in particolari dossier.

Rapporto di mandato – Almeno due volte l’anno i deputati europei sono tenuti a presentare, tramite iniziative pubbliche nei propri collegi di elezioni, un proprio rapporto sull’attività svolta.

Tassazione – E’ urgentissimo proseguire un processo di allineamento delle tassazioni e anche di lotta comunitaria all’evasione fiscale, che è un elemento che danneggia il mercato unico e la coesione interna anche tramite un’opera di divulgazione di quanto già fatto sulla trasparenza. Però fino a quando un operatore economico di un paese UE troverà condizioni fiscali molto più vantaggiose in un altro paese UE non si potrà parlare di integrazione europea. Si risparmierà inoltre molto lavoro alle procure.