Renzi è Renzi e loro no....
di Alberto Galanti---30-04-2018
Intorno a quel “caminetto” del PD, da prima repubblica in declino, c'è qualcuno capace di distinguere i capicorrente dai ciocchi di legno accatastati ai lati in attesa di ardere? Qualcuno riesce a vedere, non dico un leader, ma almeno un tizio capace di dire “noi chiediamo questo al M5S e siamo disposti ad accettare quest’altro”? E adesso cosa vogliono Martina e Cuperlo? Che Renzi taccia per evitare che sia evidente che non c'è un altro leader nel PD? Cuperlo dice che un leader è uno che unisce. Niente di più falso! Un leader, lo dice la parola, è un capo, una guida verso uno scopo. Gli elettori e gli iscritti al PD se ne fregano di un leader che per l'unità di partito non prende una decisione perché nel gruppo dirigente c'è chi 'è perplesso' e vuole discutere in eterno. Un leader è un capo che quando c'è da discutere ascolta tutti, poi conclude mettendo ai voti una proposta che tiene conto del dibattito. Se quella proposta prende una solida maggioranza, il leader deve andare avanti come un treno. Se il giorno dopo qualcuno ricomincia a rompere le scatole sulla stessa cosa deve essere bonariamente sollecitato a tacere o a farsi un partito per conto proprio.
Aggiungo che Renzi da Fazio ha evitato una brutta figura a tutto il partito quando ha stroncato ogni possibilità di dialogo con i grillini. Dopo le dichiarazioni di Martina, tutti erano autorizzati a pensare che tra il PD e il M5S ci fosse una possibilità di intesa. I sondaggisti hanno rilevato che il 59% degli elettori del M5S sono contro l'accordo col PD. In Friuli V.G. lo hanno plasticamente dimostrato: i grillini calano del 17% a vantaggio della Lega. Di Maio ha preso la prima tortorata sulle gengive della sua breve vita di leaderino microcippato. Il M5S oggi avrebbe sicuramente scaricato il PD se Renzi non gli avesse rotto il giocattolo il giorno prima. Tiè!