La virtuosa competizione politica che in Italia manca
di Alberto Galanti---08-03-2018
Il 15 settembre 2015 Ernesto Galli Della Loggia scrisso un articolo sul Corriere della Sera dal titolo 'La Destra che l'Italia non ha'. Mi venne da pensare, leggendolo, che se noi del centrosinistra avessimo avuto una destra stimabile contro cui competere elettoralmente in modo sano e virtuoso, anche la nostra parte politica ne avrebbe guadagnato in credibilità, autorevolezza e consenso popolare. E soprattutto non ci sarebbe stato spazio per leader presuntosi, arroganti e culturalmente sguarniti quali quelli del Movimento 5 stelle.
La descrizione che Galli Della Loggia dava della destra italiana era impietosa:
“È vero infatti che in larga maggioranza la società italiana appare conservatrice …. ma è un conservatorismo nullista, solo negativo: inutilizzabile politicamente se non per bloccare i riformatori e i progressisti, per fermare la Sinistra. Serve magari a evitare i salti nel buio, come nel ‘48, ma tutto finisce lì. Quello spontaneo della società italiana è un conservatorismo senza ambizioni, senza progetto, senz’alcun orizzonte istituzionale vero, sul quale è impossibile costruire nulla, o è possibile costruire tutto …… Per lo più infatti essa appare tuttora la pedissequa rappresentante della pancia di un elettorato confusamente prepolitico, custode di interessi settoriali, modernista o reazionario secondo le convenienze.”
La parte costruttiva e propositiva della società a cui l'editorialista del Corriere guardava è una minoranza che con le ultime elezioni si è ulteriormente ridotta e demoralizzata. Renzi puntava a fornirle una sponda ma abbiamo visto che ogni suo tentativo, prima fra tutti la riforma istituzionale e il ballottaggio, non ha sortito effetti, sia per vecchi pregiudizi nei confronti della sinistra sia per la cieca battaglia condotta contro quella riforma da una sinistra (speculare come inadeguatezza a questa destra) composta da CGIL, ANPI, ARCI e minoranza interna del PD. Il 4 dicembre 2016 chi ha votato NO ha rinunciato a fare dell'Italia un paese normale dove un sano e virtuoso confronto politico avrebbe portato i cittadini a scegliere la forza di governo obbligandola a realizzare le proposte per le quali è stata votata.
E' difficile oggi ricreare le condizioni politiche adatte a questo necessario cambiamento. I risultati elettorali ce lo dimostrano. Quello che disse Bersani nel 2013 'siamo primi ma non abbiamo vinto' oggi i nostri avversari, tanto allegri e trionfanti, saranno costretti a ripeterlo.