L'8 marzo per le novemila prostititute nigeriane in Italia
di Lucia Fattori---08-03-2018
8 marzo 2018. Una data per ricordare quanto è stato fatto e quanto c’è ancora da fare per tutelare e promuovere le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne.
Osservando quanto è accaduto negli ultimi anni, ognuno deve sentirsi impegnato a fare in modo che finalmente la società italiana sposti la sua attenzione su una delle più odiose forme di violenza di genere, quella subita da categorie particolarmente vulnerabili: l’avvio alla prostituzione e lo sfruttamento di ragazze, molte delle quali minorenni, che arrivano da nazioni in conflitto o da stati con popolazioni estremamente povere che sopravvivono a stento.
L’osservatoriodiritti.it scrive: “delle 11 mila donne nigeriane arrivate in Italia dalla Libia nel 2016, l’ufficio anti-tratta dell’Unione europea stima che 9 mila siano vittime di tratta. Gli studi danno una media al ribasso di dieci “rapporti” al giorno. Un termine improprio, che andrebbe sostituito con stupri. Il costo di ogni singolo abuso sessuale varia tra i 15 e i 90 euro. Da un minimo di 500 mila a un massimo di 3 miliardi di euro prodotti dalla prostituzione forzata ogni anno dalla violazione delle sole donne nigeriane entrate nel nostro Paese.
Questa è solo la punta dell’iceberg: il mercato della tratta ha un suo indotto inestimabile, fatto di protettori, di proprietari che affittano le stanze, di “collaboratori” delle organizzazioni criminali che trasportano le donne. Quello delle ragazze nigeriane sfruttate per motivi sessuali non è nemmeno il più grosso mercato della tratta: il 70% delle vittime (dati Europol), infatti, sono cittadine europee. Come le donne romene che in Sicilia di giorno sono schiavizzate nei campi e di notte costrette a prostituirsi in strada.”