Darsi all'ippica
di Alberto Galanti---28-02-2018
Uno che gioca ai cavalli in modo, mi si passi il termine, scientifico, prima di puntare la sua quota, si informa meticolosamente sulle condizioni di salute degli animali in gara, sulle loro prestazioni nelle corse delle settimane precedenti, sulle condizioni meteorologiche più o meno favorevoli a questo o a quello, e, naturalmente, sull’affidabilità, anche morale, dei fantini. La stampa del settore lo aiuta in questo (ricordate Gigi Proietti “Mandrake” che leggeva “Il Cavallo”?). Certo, poi c’è l’imprevisto, ma si chiama così proprio perché sfugge a ogni valutazione che non sia quella del buon senso, prudentemente orientato a considerarlo tra le eventualità che restituiscono alla banale fortuna le sue chance.
Siccome da un mese non sto riuscendo a pensare ad altro che ai risultati delle elezioni del 4 marzo, ho anche tentato di applicare questo metodo per fare un pronostico. Ma ecco, a differenza degli sport equestri, cosa ho dovuto considerare:
- io non devo scegliere chi può vincere per scommetterci una bella cifra da moltiplicare. Ho già fatto un grande investimento emotivo sul PD e la sua squadra (Renzi Gentiloni Delrio Minniti Pinotti Madia Franceschini Bellanova). Sono, diciamo così, il padrone del cavallo. Se non arriva primo sono io a rimetterci il buonumore. Con una sua vittoria, anche molto striminzita, il premio in palio è per me solo un’intima ma preziosa soddisfazione.
- mi sono chiesto cosa guardare per capire in quali condizioni il PD si presenta in gara: i cento punti del suo programma certamente. Ci trovo le “prestazioni nelle settimane precedenti” che sono i risultati, secondo me encomiabili, di questi anni di governo caratterizzati da un parlamento ciecamente ostile e una maggioranza da rianimare giorno per giorno senza poterla mai dare per scontata. E che dire di quella riforma istituzionale e di quella legge elettorale col ballottaggio che è stata approvata dal parlamento rispettando l’impegno preteso da Napolitano prima di accettare il secondo mandato, dopo la crisi istituzionale più buia e la congiura dei 101? Lo so, è stata bocciata dagli elettori, ma il 40 % ha detto sì nonostante tutte le falsità che si è sentito raccontare. Un 40% di persone che hanno buon senso e capacità di discernimento. Non sono tutte del PD ma non posso pensare che nei successivi 15 mesi le loro qualità siano venute meno al punto da farsi incantare dalle assurde promesse di Berlusconi o dai deliri pentastellati.
- nei 100 punti del programma ci trovo anche obiettivi importanti ben individuati e prudentemente realistici da perseguire se avremo responsabilità di governo. Sono un segno di solidità e di credibilità.
- che dire del fantino titolare? Il PD ne ha in groppa uno serio ma spericolato. E’ un problema, s’è già visto. Però mi preoccupano di più le “riserve” che cercano di mettere le puntine sotto la sella per far cadere lo spericolato.
- della stampa del “settore” ne vogliamo parlare? Leggendola o ascoltandola si capisce solo chi “deve” perdere non chi ha più risorse per una vittoria limpida. E’ funzionale solo alla corsa dei brocchi, per poi lucrare sul dopo elezioni incerto e confuso che rende nei talk show come i combattimenti dei galli o dei cani. (voce dal loggione: “aridatece tribbuna politica”).
Trascurando le condizioni del terreno (se nevica sono dolori, visto che i vecchietti sono una nostra risorsa) e l’imprevisto (la notizia che Agnese Landini ruba sistematicamente la merenda a un suo studente negro) sono arrivato alla conclusione che sulla carta il PD potrebbe, anche non vincendo, essere il primo gruppo parlamentare.
Se non sarà così mi darò all'ippica.